Gaffe del tunnel, lascia il portavoce della Gelmini

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ROMA – Fuori dal tunnel del Cern è uscito, per ora, il portavoce del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Sette giorni dopo la gaffe sulla scoperta dei neutrini – un comunicato scritto in un italiano malfermo per mettere il cappello sui risultati scientifici aveva fatto supporre che tra Ginevra e il Gran Sasso vi fosse una lunghissima galleria sotterranea -, Massimo Zennaro ha rassegnato le dimissioni. Il capo dell’ufficio stampa del ministero non aveva scritto quel comunicato che aveva scatenato ilarità  nel mondo, ma ha avuto il torto di non controllarlo: quel venerdì, giorno dell’inaugurazione dell’anno scolastico, lo staff della comunicazione era in forze al Quirinale. La bulimia da intervento del suo ministro, una media di tre “take” al giorno, pretese comunque l’intervento di plauso pubblico. L’inciampo comico è stato devastante: «Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro».
Si era capito il giorno successivo che una testa sarebbe saltata, quando il ministro firmò il testo di rettifica: «Premesso che il comunicato stampa del Miur poteva essere formulato in maniera più precisa…». Zennaro, che affianca la Gelmini dal 2005, allora era coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, e che si è sempre considerato lo scudo del ministro più attaccato del governo Berlusconi, ieri pomeriggio ha confidato: «Lascio, sono dimissioni irrevocabili».
Padovano e coetaneo del ministro, 38 anni, Massimo Zennaro si è mosso in una sintonia profonda con la Gelmini. In difficoltà  nella fase iniziale, quando il ministero ha dovuto impostare politiche di tagli feroci e togliere centralità  ai docenti, noncurante della stampa critica nei momenti del berlusconismo cavalcante, pronto infine a proporre a tutti interviste della responsabile del dicastero nelle fasi di crisi (il tardo autunno 2010, quando la riforma universitaria rischiò di saltare, e in quest’ultimo periodo contrassegnato dalle gracilità  politiche della maggioranza e dagli errori del Miur). Il volto di Zennaro diventò pubblico in un “Ballarò” dello scorso aprile: suggerì alla Gelmini la difesa contro Enrico Letta che stava rivelando i nuovi tagli scolastici. L’ultimo guaio da gestire, si è scoperto in queste ore, è stato il concorso per presidi (confermato al prossimo 12 ottobre): nella preselezione ci sono cinquecento domande con risposte errate. «Premesso che le domande per la prova pre-selettiva del concorso a dirigente scolastico sono state predisposte da una commissione esterna, il ministero sta provvedendo alla eliminazione dei quesiti che contengono errori o imprecisioni». È stato l’ultimo comunicato, questo, firmato da Zennaro.
L’ex portavoce resta uno dei dieci direttori generali del ministero e continuerà  a occuparsi di integrazione e comunicazione a 156.000 euro lordi l’anno (cinquemila euro netti il mese). Il Pd attacca, affiancato da esponenti di Pdl e Lega: «Non aveva i titoli per fare il direttore generale, ora che non è più responsabile della comunicazione la sua presenza è insopportabile».


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