Francia, la guerra come spot

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L’esempio più recente viene dalla Francia di Sarkozy, il Paese più interventista della coalizione anti-libica. Il 19 marzo scorso, alle 17.45, l’aeronautica transalpina ha sparato il primo colpo contro le difese di Gheddafi: un caccia Rafale, prodotto dalla Dassault Aviation, ha bombardato e distrutto una postazione contraerea. Un’operazione anomala, fatta d’anticipo, in barba alla stessa coalizione internazionale di cui Parigi fa parte.

“Il Rafale è partito in maniera insensata, – commenta Francesco Vignarca di Altreconomia/Rete Disarmo – perché in qualsiasi azione dell’aeronautica moderna, prima intercetti le contraeree, poi le neutralizzi sia danneggiando i radar con soluzioni software sia con un’azione militare, poi le bombardi e infine attacchi. Altrimenti rischi che i tuoi caccia vadano allo sbaraglio.
Invece la Francia ha agito così perché voleva metterlo in mostra, il Rafale, cioè l’unico aereo multiruolo che per ora è stato venduto solo nel Paese in cui è costruito. Stanno cercando di piazzarlo e la Libia è stato la vetrina ad hoc.”

L’ipotesi è più che plausibile. Per capirlo bisogna fare un salto in India. Delhi ha ormai da mesi lanciato una gara per la fornitura di ben 126 caccia, necessari per ammodernare la propria flotta ormai vetusta. In tempi di tagli ai bilanci della Difesa un po’ ovunque, si tratta della commessa più importante degli anni a venire, dal valore di almeno 10 miliardi di dollari.
Ad aprile, giusto un mese dopo l'”esibizione” libica del Rafale, l’India ha ristretto la scelta a due aerei europei, il caccia francese e l’Eurofighter Typhoon, prodotto da un consorzio partecipato anche dall’Italia, con Finmeccanica.

“Non è un caso – aggiunge Vignarca – che il ministro della Difesa La Russa e il sottosegretario Crosetto si siano fatti vedere in tutti gli air show asiatici, sia in area araba sia in area indiana.”
Tuttavia il Rafale potrebbe essere ora in vantaggio perché “l’Eurofighter non è mai stato usato in combattimento come caccia multiruolo, la tipologia che ormai cercano tutti. L’aereo francese ha invece fatto vedere di essere davvero multiruolo: puoi modificare la sua configurazione da intercettore, caccia d’assalto, di neutralizzazione e così via”.

La torta indiana è dunque ormai una competizione Francia-resto d’Europa, fatto che ha mandato su tutte le furie gli Usa, che non sono riusciti a “piazzare” i propri prodotti Boeing (F-18 Super Hornet) e Lockheed Martin (F-35).

D’altra parte, Washington ha poco da lamentarsi. In Giappone è infatti attualmente in corso un’altra gara per la fornitura di 40 caccia: un affare da 4 miliardi di dollari. Qui, gli unici due concorrenti sembrano proprio essere Lockheed e Boeing. La prima sarebbe avvantaggiata perché l’F-35 è molto più stealth (un aereo invisibile ai radar) dell’F-18, ma il caccia della Boeing è già  pronto, quello della Lockheed no (la fase di sviluppo è stata recentemente prolungata fino al 2016). Visto che i giapponesi hanno fretta di decidere entro fine anno (18 dei loro F-2s sono stati danneggiati dal terremoto e dallo tsunami di marzo), la gara è del tutto aperta.
Sta di fatto che, guarda caso, la Dassault si è subito chiamata fuori da questa disfida tutta statunitense, dichiarando di non voler far la parte del “concorrente civetta“, nelle parole del suo portavoce, Stephane Fort.

Sorge quindi un sospetto: nel mercato delle armi più sofisticate, vige la legge della concorrenza o una logica della spartizione tra aziende dei Paesi politicamente (e militarmente) più forti?
È un mercato assolutamente ‘politico’ e la spartizione a tavolino è realistica – spiega Vignarca -. In India c’erano in gioco diversi modelli: Rafale, Eurofighter, F16 e F18 Usa, Gripen svedesi e Mig35 russi. Il gioco è stato ristretto ai due concorrenti europei più forti.”

Sullo fondo, il fatto che gli indiani non sono ancora in grado di costruire un aereo del genere. Come da tradizione, comprano e coproducono con la Russia, stanno cercando di fare un upgrade del Sukoi ma sono ancora in ritardo.
Nel riarmo, sia India sia Giappone guardano del resto a storici avversariPakistan e Corea del Nord – ma pensano di fatto alla Cina, che ha di recente lanciato il suo primo stealth e la sua prima portaerei. Tecnologia indefinibile, probabilmente vecchia, ma in divenire: dopo gli statunitensi, i cinesi sono quelli che spendono di più per la Difesa.

Ora torniamo in Libia e vediamo come è andato l’utilizzo “frettoloso” del Rafale in quel 19 marzo 2011.
“L’aereo aveva soprattutto il compito di bombardare e intercettare eventuali caccia libici – spiega Vignarca – ma ha compiuto la missione di bombardamento prima che altri aerei Usa o britannici neutralizzassero come da compiti le contraeree di Gheddafi. Non ci vuole uno stratega militare per dire che prima neutralizzi la contraerea e solo dopo mandi in cielo i tuoi aerei d’assalto per bombardare, così non corri rischi.
È stata poi ampiamente pubblicizzata la storia dell’abbattimento di un caccia libico. In realtà  il Rafale non ha abbattuto in combattimento quel vecchio aereo di fabbricazione jugoslava: l’ha intercettato, si è messo in coda, l’ha obbligato ad atterrare e poi l’ha bombardato. È stata un’esibizione di tutte le funzioni possibili del caccia multiruolo: ha dimostrato di essere capace di tutto. È come se io volessi vendere un Suv e facessi vedere che va su strada, fuori strada, consuma poco, e così via. Uno spot.”

La guerra come vetrina, dunque. Un motivo in più per farla


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