Fiumana contro l’articolo 8

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«Dobbiamo trovare tutti i modi possibili per cancellare l’art. 8, inserito su richiesta della Fiat, sia sul piano sindacale, sia su quello giuridico, non escludendo nessuno degli strumenti che in Italia sono previsti. Come il referendum abrogativo» ha sottolineato, tra gli applausi, Landini. Le questioni in campo sono la democrazia e la rappresentanza: martoriate e impoverite, ancor più in un momento di crisi, utilizzata come pretesto per sferrare un fendente contro i diritti. Fuori e dentro la fabbrica. E anche il sindacato ha le sue responsabilità  (pure la Cgil, che farebbe bene – secondo la Fiom – a cestinare l’accordo del 28 giugno). Gli operai hanno sempre meno spazi di democrazia («Magari vengono interpellati, ma sotto ricatto come a Mirafiori»; «Dovrebbero invece poter votare ogni accordo e piattaforma»), ecco perché il tema della rappresentanza è discriminante nel ruolo strategico delle organizzazioni sindacali. «C’era un patto e si è rotto – ha spiegato Bertinotti – il sindacato lavorava per migliorare le condizioni dei lavoratori e i lavoratori si mobilitavano per rafforzare il ruolo del sindacato. La Cisl è stata la locomotiva di questo arretramento». Un’involuzione che riecheggia nelle parole di Cofferati: «Il contratto nazionale è destinato a sparire, generando una slealtà  al ribasso tra le aziende. La democrazia, nelle forme che conosciamo, si sta anchilosando». Bertinotti è ancora più duro: «Non dobbiamo solo difenderla ma ricostruirla (a partire da una legge sulla rappresentanza sindacale). Non solo in Italia, anche in Europa la democrazia è sospesa. È rimasta un’oligarchia: i Marchionne, la Bce, l’asse franco-tedesco». Uno dei protagonisti dell’impoverimento generale è stato il Porcellum: «Che faceva comodo a tutti i partiti. Ora andiamo al referendum, e così si dovrebbe fare contro l’art. 8, se diventasse legge» afferma Sandra Bonsanti, presidente di Libertà  e Giustizia, appoggiando da subito la proposta di Landini. Per uscire dalla crisi bisogna uscire dalla trita retorica in cui casca la politica, pure sull’unità  sindacale: «È auspicabile, ma non un vincolo solo per evitare imbarazzi ai partiti che non sanno scegliere. Inoltre, una mediazione a tutti i costi può snaturare l’oggetto della contesa. Io il tanto decantato Patto per l’Italia non lo votai» ha detto Cofferati, guadagnandosi gli applausi. «La mia generazione sindacale – ha raccontato Bertinotti – è stata sconfitta sul terreno dell’unità . Pensavamo che la stagione di Flm e dei consigli di fabbrica fosse irreversibile. Non è stato così. Oggi resta fortunatamente la Fiom, che dialoga con la società », con le fiumane che hanno portato alla primavera dei sindaci. «E come diceva Di Vittorio prova a essere autonoma dai padroni, dai partiti e dal governo». Per Landini l’unità  sindacale «non è somma di organizzazioni ma un diritto dei lavoratori». Come i diritti indisponibili: la malattia, lo sciopero, quello di non essere licenziati senza giusta causa. E la dignità .


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