by Sergio Segio | 7 Settembre 2011 6:45
E così il vertice di maggioranza di ieri pomeriggio ha deciso di ritoccare la norma introdotta nella manovra solo pochissimi giorni fa con gli ultimi emendamenti del governo in commissione Bilancio. Non ci sarà più un limite in valore assoluto, ma questo sarà commisurato al fatturato: chi evade o non paga imposte pari ad almeno il 30% del volume d’affari non potrà più beneficiare della sospensione condizionale della pena.
Solo in questo caso, dunque, si apriranno le porte del carcere, con una pena che può andare da uno a sei anni. Mentre dovrebbero restare immutate tutte le altre norme appena inserite nella manovra per rafforzare il regime penale tributario, abbassando le soglie di punibilità e aumentando i termini della prescrizione, che può arrivare a 15 anni da quando il reato è stato commesso.
Restano, dunque, le nuove norme che cancellano le attenuanti per le fatture sulle operazioni inesistenti di importo elevato, superiore ai 150 mila euro, così come le sanzioni per le dichiarazioni fraudolente compiute utilizzando elementi fittizi nella denuncia al fisco (bastano appena 30 mila euro di evasione, purché l’ammontare complessivo delle componenti inventate per abbattere il reddito sia di almeno un milione). Vengono riviste al ribasso le soglie della cosiddetta dichiarazione infedele, per la quale basterà un’imposta evasa di 50 mila euro, e per l’omessa dichiarazione, per la quale sarà sufficiente un’evasione di 50 mila euro.
Con il nuovo giro di vite, per beneficiare delle attenuanti, bisognerà sempre aver prima estinto tutto il debito con il fisco prima dell’apertura del processo di primo grado, e pagate tutte le relative sanzioni, ma lo sconto sarà decisamente minore. La pena si potrà ridurre al massimo di un terzo, e non più della metà , come avviene oggi.
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