Fiat, nuova squadra per l’Europa 28 manager per aumentare le vendite
TORINO – Si completa la struttura europea della Fiat-Chrysler. Ieri il Lingotto ha diffuso l’organigramma che guiderà il gruppo su questa sponda dell’Atlantico. Un pacchetto di 28 nomi. Di questi nove appartengono al vertice della piramide, quel Gec (Groupe executive council) che il 28 luglio scorso Marchionne ha annunciato in Brasile e che nei giorni scorsi ha tenuto la sua prima riunione a Torino. Nella struttura organizzativa che guiderà Fiat e Chrysler in Europa, Medio Oriente e Africa (Emea), tutti i dirigenti riferiranno a Gianni Coda, da fine luglio numero uno nel Vecchio Continente. Come già annunciato nei giorni scorsi il responsabile delle vendite sarà Lorenzo Sistino dopo l’uscita di scena di Riccardo Formica, rimasto un anno a ricoprire l’incarico. Le vendite in Europa hanno fatto registrare nella prima parte dell’anno un significativo calo (meno 13 per cento) e l’annuncio di Formica è venuto dopo la scelta di Marchionne di affidare la responsabilità del brand Fiat a Olivier Francois.
A definire i vertici della super Fiat che nascerà dopo la fusione con Chrysler mancano ora gli organigrammi degli altri tre poli: il Nordamerica, il Sudamerica e l’Asia. Per il momento si sa solo che il Nordamerica risponderà direttamente a Marchionne mentre il Sudamerica sarà affidato a Cleodorvino Belini e l’Asia a Mike Manley, responsabile anche del marchio Jeep a livello mondiale. Al termine dell’operazione di ristrutturazione dei vertici Marchionne potrà scegliere i tempi della fusione societaria e della successiva quotazione in borsa del nuovo costruttore mondiale che oggi vende 4-5 milioni di auto.
Intanto però la Borsa continua a punire i titoli di Torino. Ieri Fiat spa ha perso in una sola seduta il 6,46 per cento e Fiat Industrial è scesa del 6,74. Valori negativi che sono superiori al già grave calo della Borsa scesa di quasi il 5 per cento. Gli analisti attendono anche di conoscere se ci saranno modifiche nei piani industriali annunciati da Marchionne lo scorso anno, quando negli stabilimenti italiani l’ad prometteva investimenti per 20 miliardi di euro e la produzione di 1,4 milioni di auto all’anno. Uno scenario che la crisi internazionale e le incertezze dei mercati potrebbero modificare.
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