Fiamme nella centrale «senza fuga nucleare»

by Sergio Segio | 13 Settembre 2011 7:27

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 PARIGI.«L’incidente è chiuso», hanno comunicato le autorità  a metà  pomeriggio, qualche ora dopo l’esplosione di un forno di trattamento di scorie metalliche a bassa intensità  nucleare, avvenuto alle 12:27 in un impianto della società  Socodei, filiale di Edf, che si trova vicino alla centrale nucleare di Marcoule. Un lavoratore è morto nell’esplosione e quattro sono rimasti feriti, uno molto gravemente ustionato. La causa dell’incidente non era ancora chiara ieri sera, l’edificio non era stato danneggiato. L’Autorità  della sicurezza nucleare ha escluso qualsiasi fuga radioattiva o chimica, i 200 dipendenti di Socodei non sono stati isolati né evacuati. L’esplosione, anche se la società  insiste nel dire che si tratta di un «incidente industriale e non nucleare», ha riaperto in Francia la polemica sull’eccessiva dipendenza dal nucleare (l’80% dell’energia elettrica dipende dai 58 reattori esistenti nel paese) e sulla necessità  di una maggiore trasparenza nelle informazioni alla popolazione. L’impianto della Socodei sorge infatti nel perimetro della centrale di Marcoule, luogo emblematico del nucleare francese: qui il Cea, la struttura statale del nucleare, ha concepito la bomba atomica francese. La centrale sorge nel dipartimento del Gard, sulle rive del Rodano, a una trentina di chilometri da Avignone e non lontano da Nà¯mes. Il confine italiano di Ventimiglia è a 242 chilometri in linea d’aria. Il ministro dell’industria e dell’energia, Eric Besson, ha messo subito le mani avanti: dopo essersi detto «molto colpito dall’incidente per le sue conseguenze umane», ha pensato bene di twittare che «il piacere giubilatorio di alcuni» quando c’è una notizia di incidente in una centrale «è malsano». La Francia, che esporta nucleare, è in difficoltà , soprattutto dopo Fukushima. Il titolo Edf, in una giornata di burrasca in Borsa, ha perso immediatamente il 6% appena si è diffusa la notizia dell’incidente. Nel tardo pomeriggio si è recata sul posto la ministra dell’ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet.

Ieri sera, oltre a minimizzare l’accaduto, le autorità  non avevano ancora diffuso informazioni precise sull’incidente. Si sa che il forno, che è stato subito spento, conteneva 4 tonnellate di scorie metalliche a bassa radioattività  (67mila becquerel), «senza nessun rapporto con quello che è contenuto in un reattore», ha precisato la società . Questo sito è un inceneritore di materiali metallici a bassa radioattività  provenienti dagli impianti di Edf e di Areva ma anche da ospedali. Il prodotto viene poi stoccato e seppellito. L’incidente ha messo in luce il solito problema di mancanza di trasparenza. Gli abitanti non sono stati informati né con tempestività  né con precisione. I sindaci non sapevano se dovevano prendere delle misure protettive per le scuole, per esempio. La popolazione non ha ricevuto informazioni precise. I Verdi hanno chiesto «maggiore trasparenza». Yukiya Amano, direttore dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, ha chiesto ufficialmente alla Francia chiarificazioni. «Dobbiamo migliorare la sicurezza», ha aggiunto. Greenpeace ricorda che «questo sito non è stato neppure preso in considerazione dal programma di controllo delle installazioni nucleari francesi chiesto dal governo, né dalle ultime ispezioni dell’Asn». Per il portavoce di Greenpeace sul nucleare, Yannick Rousselet, «ciò mostra una volta di più che la Francia non ha tratto alcuna lezione da Fukushima». Anche per Martine Aubry, candidata alle primarie socialiste per l’investitura nella corsa all’Eliseo, «l’incidente pone il problema assoluto della trasparenza e del controllo». Aubry, che per caso era a una riunione elettorale dedicata all’energia a Clermont-Ferrand, ha preso posizione a favore di un «programma di uscita dal nucleare» da porre progressivamente in opera se il Ps vincerà  le presidenziali. L’ecologista Corinne Legape ha ironizzato sul modo di comunicare delle autorità  francesi quando si tratta di questioni nucleari: «Per Edf si tratta di un incidente industriale – ha detto – Fukushima era un incidente naturale. Morale: l’incidente nucleare non esiste». Una sentenza, la scorsa settimana, conferma questo approccio: 25 anni dopo, il tribunale di Parigi ha dato ragione al responsabile della sicurezza nucleare ai tempi di Chernobyl, che aveva sostenuto che la nube si era fermata ai confini della Francia.

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