Escort, il processo passa a Bari la procura accelera su Lavitola

by Sergio Segio | 29 Settembre 2011 6:46

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ROMA – Tutto a Bari. L’inchiesta Berlusconi-Lavitola-Tarantini nata a Napoli, spedita a Roma dal gip Primavera, e ora destinata al capoluogo pugliese dal tribunale del riesame. La procura di Roma lo formalizzerà  solo oggi, ma ha già  deciso. Carte a Bari, la città  dov’è partita e dove sta l’indagine sulle escort portate da Tarantini a Roma e in Sardegna per trastullare il premier.
La ragione è semplice. Nel fascicolo di Napoli, dopo la libertà  concessa a Tarantini e alla moglie Nicla poiché è caduta l’accusa d’estorsione, è rimasta in piedi la richiesta d’arresto per Lavitola, ma con un reato differente. L’estorsione originaria è stata “riqualificata” con l’induzione a rendere falsa testimonianza. La misura cautelare decade in 20 giorni se non è confermata. Ora tocca alla procura indicata dal riesame, Bari, decidere.
Un passo che sarà  gravido di conseguenze. Perché i pm assegnatari Pontassuglia e Angelillis, con la supervisione degli aggiunti Tosto e Drago, dovranno stabilire se il principale autore del reato, Berlusconi, che ha pagato 800mila euro per garantirsi la testimonianza edulcorata di Tarantini, deve sottostare a una richiesta d’arresto. Bari, una volta entrata in possesso dell’intera inchiesta, farà  una valutazione autonoma. L’avvocato Ghedini, quanto all’induzione, considera l’ipotesi di reato infondata, in quanto le stesse telefonate di Tarantini la smentirebbero.
Ma il primo passo, per Bari, dovrà  essere quello di “escludere” dall’indagine il procuratore Antonio Laudati, che è indagato a Lecce proprio per via delle telefonate tra Tarantini e Lavitola ed sotto “inchiesta” al Csm dopo le accuse dell’ex pm Pino Scelsi. Ma già  ieri, ai suoi sostituti, Laudati ha fatto sapere che intende sottoscrivere al più presto la sua “astensione formale” dal fascicolo. Solo così Bari potrà  evitare quella “connessione” che, in casi del genere, il codice di procedura considera obbligatoria. A Lecce, già  da 48 ore, i vertici del palazzo di giustizia dicono di non essere intenzionati a pretendere le carte di Bari con cui si vogliono creare conflitti. Il puzzle pare avviarsi a soluzione. Bari mescolerà  le sue carte con quelle di Napoli per capire quale sorte spetta al Cavaliere: induzione alla falsa testimonianza, concorso nello sfruttamento della prostituzione, corruzione sono i reati ipotizzabili.

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