Eni fa spazio a Edf e Basf nel consorzio South Stream

by Sergio Segio | 7 Settembre 2011 6:36

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MILANO – Eni riesce a scendere fino al 20% nel consorzio per la costruzione del gasdotto South Stream. Un’opera da 21 miliardi di dollari, destinata a trasportare oltre 63 miliardi di metri cubi di gas annui verso l’Europa centrale e meridionale. L’accordo dovrebbe essere siglato a Sochi, sul Mar Nero, il prossimo 16 settembre.
Le future quote nel progetto sono state anticipate da Alexei Miller, numero uno di Gazprom, braccio e mente del tubo che Mosca ha pensato per bypassare gli attuali tracciati, che passano per l’Ucraina. Un partner con cui ci sono stati molti problemi negli ultimi anni, e anche di recente. Inizialmente South Stream, concepito nel 2007, vedeva i russi e i loro alleati italiani appaiati al 50%. Poi la caduta dei margini nel business del gas regolato e le critiche della Casa Bianca e della Commissione Europea, per cui Eni si era troppo allineata agli interessi geopolitici russi, contribuendo ad alimentare la dipendenza europea dal gas siberiano, avevano suggerito il gruppo guidato da Paolo Scaroni a fare qualche passo indietro. Il 2011, però, è stato un anno nero per l’energia nucleare, e questo ha ravvivato il ruolo strategico del gas. Restano, tuttavia, alcune incertezze di tipo industriale sull’opportunità , per i partner europei di Gazprom, di contribuire alla creazione di un tubo che vincola i compratori ai prezzi di lungo termine (retti dagli accordi take or pay, che prevedono una penale in caso di mancato ritiro), mentre in questa fase rigassificatori e navi metaniere riforniscono in maniera più agile e con prezzi inferiori fino a un terzo rispetto a quelli regolamentati.
Contrariamente ad alcune indiscrezioni apparse in passato sulla stampa che vedevano Eni scendere al 30% per lasciare spazio a Edf (Francia) e Wintershall Basf (Germania) con un 10% a testa, è stato stabilito che gli italiani si ridurranno al 20% nel consorzio, facendo spazio a francesi e tedeschi con un 15% a testa. L’intesa, di cui tra dieci giorni saranno più chiari i contorni, giunge dopo l’incontro tra Miller e Scaroni a Mosca lunedì, e sembra soddisfare sia Eni sia i suoi investitori, timorosi che per ragioni di compiacenza politica il Cane a sei zampe si impegnasse in investimenti troppo onerosi in un business dalla marginalità  oggi molto ridotta. Inoltre, se gli investimenti da 21 miliardi saranno divisi secondo le quote di competenza del consorzio, dovrebbero restare inalterati gli accordi firmati in passato tra Italia e Russia, inediti e che regolano i diritti commerciali e industriali sul gas che Mosca deciderà  di imbottigliare nel South Stream. Simili accordi, peraltro, dovrebbero ora siglarli Edf e Basf.
L’annuncio sui futuri assetti del nuovo tracciato che passerà  sotto il Mar Nero è venuto nel giorno dell’avvio tecnico del gasdotto Nord Stream. A Vyborg il premier russo Vladimir Putin ha schiacciato il bottone per iniettare il gas tecnico nella rete di tubi che, sempre scavalcando l’Ucraina, da San Pietroburgo sfocerà  in Germania attraverso l’area baltica.

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