E per Marchionne il sindacato Usa diventa un problema

by Sergio Segio | 15 Settembre 2011 6:15

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FRANCOFORTE – Nell’apoteosi di Francoforte, dove i soli marchi della Volkswagen occupano lo spazio equivalente di un intero palasport, la stampa tedesca punzecchia la Fiat e prosegue una guerra a distanza iniziata nell’estate del 2008 all’epoca del braccio di ferro sulla vendita della Opel. Ieri, tra gli stand del Salone internazionale dell’auto, era possibile leggere un articolo del conservatore Die Welt con una spietata analisi della situazione della casa torinese: «Marchionne ha fallito l’alleanza con Chrysler. Dopo molti mesi non si vedono ancora i nuovi modelli. La parola sconfitta è tabù a Torino, tuttavia i successi stentano ad arrivare. Il Freemont è stato accolto con scetticismo. In Italia i risultati di vendita delle utilitarie sono state devastanti». Giudizi pesanti ai quali Torino non ritiene di replicare anche perché proprio a Francoforte la Fiat ha annunciato il boom negli ordini del Freemont. Quanto alle utilitarie sono evidenti i primi segnali di guerra tra Italia e Germania dopo la presentazione contemporanea a Francoforte della Nuova Panda e della “Up!” della Volkswagen, primo tentativo tedesco di scalzare la leadership italiana nel segmento B. E’ comunque indubbio che l’incertezza dei mercati sta avendo ripercussioni sui piani produttivi di Marchionne che martedì aveva ammesso: «Confermiamo gli obiettivi ma stiamo ragionando sui tempi di uscita e sui volumi produttivi». Proprio ieri però i suoi manager hanno rassicurato gli analisti confermando il target di 5,9 milioni di auto vendute per il 2014.
Nella battaglia delle auto italo tedesca, un’occasione di riappacificazione potrebbe essere la visita che questa mattina compirà  Angela Merkel allo stand della casa di Torino, unico espositore straniero visitato dalla cancelliera nel suo tour.
E’ però probabile che a stringere la mano alla signora Merkel sia il presidente del Lingotto, John Elkann, e non il suo ad. Sergio Marchionne infatti è partito nella notte tra martedì e mercoledì per Detroit, nel tentativo di chiudere in tempo utile (le sei di questa mattina in Italia) la trattativa con il sindacato Uaw sul rinnovo del contratto di lavoro alla Chrysler. Trattativa difficile perché il leader del sindacato, Bob King, deve rispondere alle pressioni interne dei molti lavoratori che chiedono di superare il sistema delle paghe dimezzate inaugurato nel 2009 con un accordo a tre fra Marchionne, Obama e lo stesso King. Scelta drammatica, compiuta per evitare il fallimento della Chrysler. Scelta che ora i lavoratori chiedono di rivedere aumentando le paghe. King vuole da Marchionne un aumento di due dollari delle paghe minime dei neoassunti (quelle intorno ai 14 dollari l’ora contro i 28 dei lavoratori più anziani) e propone una compartecipazione agli utili per gli altri (alla Gm va dai 5.000 ai 7.500 dollari). Marchionne è il più interessato dei tre manager che guidano le case di Detroit a conservare un interlocutore come King. Anche perché tra poco più di un anno potrebbe rischiare di trovare alla Casa Bianca un inquilino diverso dall'”amico” Barak Obama.

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