by Sergio Segio | 14 Settembre 2011 7:41
Dopo aver avuto la disponibilità del Quirinale (la data sta per essere definita, l’evento si svolgerà nel mese di novembre), Sergio Marchionne ha cambiato tutti i programmi che erano stati stabiliti per la presentazione ufficiale alla stampa internazionale della Panda, prevista, inizialmente a Torino. La manifestazione si svolgerà tutta nel sito industriale, un momento mai vissuto nella storia della Fiat, gli operai saranno parte attiva, Elkann e Marchionne i padroni di casa, per ricordare, con la presenza del Capo dello Stato, il legame che l’azienda torinese ha con l’Italia. L’origine di questo stravolgimento del lancio della Panda va ricercata nella visita a sorpresa di domenica scorsa, che Marchionne ha effettuato nella fabbrica Sevel di Atessa. L’amministratore delegato è tornato nella sua terra d’origine, in Abruzzo, per i 30 anni della presenza industriale di Fiat in Val di Sangro dove viene assemblato il Ducato, secondo modello commerciale più venduto in Europa, nel proprio segmento (nel 2010 ne sono stati prodotti 190 mila).
Marchionne è apparso fuori dall’ufficialità , ha instaurato immediatamente quel rapporto cordiale che ha già contribuito, nelle fabbriche americane, a renderlo popolare. Il primo risultato concreto è la sottoscrizione di un accordo, da parte dei dirigenti e sindacati di Atessa, che prevede un premio straordinario, collegato all’obbiettivo di 224 mila veicoli prodotti e all’assunzione di 240 giovani. Marchionne ha anche deciso che visiterà tutte le altre fabbriche italiane della Fiat, sarà a Mirafiori, a Cassino, a Melfi, mentre per Pomigliano ha riservato addirittura la festa: una svolta nella sua strategia. Quando è stato sottoposto agli azionisti, il piano strategico 2010/2014, dedicato alla costruzione di auto in Italia, Marchionne ha detto che «nei prossimi cinque anni la produzione di vetture e di veicoli commerciali in Italia passerà da 800 mila pezzi a 1,6 milioni di unità all,anno, verranno impegnati il 70% degli investimenti mondiali negli stabilimenti nazionali». Le sue parole trovano conferma in questo cambiamento di immagine che vuole una Fiat radicata nel territorio, ma ha bisogno, ha voluto sottolineare, che «ognuno ci creda fino in fondo, con il coraggio ed il cuore che noi italiani abbiamo».
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