E la Giunta di Confindustria va in trincea “Pronti a disertare gli incontri con il governo”

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ROMA – Confindustria all’opposizione, tentata dal disertare le prossime riunioni con il governo. Ciascuno per la sua strada e con le proprie responsabilità . Un divorzio. Già  implicitamente presente, peraltro, nello strappo consumato due giorni fa con il patto sindacale che ratifica l’accordo del 28 giugno sulla contrattazione, integrandolo con una postilla decisiva per sterilizzare l’articolo 8 della manovra di agosto, quello che permette le deroghe allo Statuto dei lavoratori.
La riunione di ieri della Giunta (il parlamentino degli industriali) ha consolidato questa linea. Emma Marcegaglia, presidente di Viale dell’Astronomia, ha chiesto compattezza. Ha invitato i suoi colleghi – evidentemente avendone avuto qualche sentore – di non far finta di condividere le sue critiche al governo e poi, alla prima occasione, fare retromarcia incontrando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi o alcuni ministri. «Ho bisogno di un mandato forte», ha detto la Marcegaglia. E alla fine lo ha ottenuto.
Nella riunione affollata (come non capitava da diverso tempo) non c’è stata sostanzialmente alcuna voce contraria. Toni durissimi e netti. Come quello dell’ex presidente della Confindustria Luigi Abete, ora alla guida di Assonime, favorevole a non partecipare ai tavoli al ministero dell’Economia sulle politiche per lo sviluppo, per «non essere corresponsabili». E ancora: «Ho sempre pensato che Berlusconi fosse un buon imprenditore ma anche che sarebbe stato un pessimo politico. L’ho detto anni fa e non ho cambiato idea». L’ex presidente ne ha approfittato anche per smentire le voci, girate con qualche insistenza nelle ultime settimane, a proposito di una sua possibile sua candidatura per il dopo-Marcegaglia.
Interventi a briglia sciolta, come quello del presidente dei Giovani industriali, Jacopo Morelli: «Non dobbiamo cooperare con coloro che pugnalano il Paese alle spalle». Perché la crisi finanziaria sta arrivando, di nuovo, dentro l’economia reale, nelle imprese e tra i lavoratori. L’ampliarsi dello spread tra i nostri titoli e i bund tedeschi ha effetti diretti sulle banche e, dunque, si sta cominciando a sentire anche nell’accesso (più difficile) al credito da parte delle imprese, quelle piccole e medie in particolare. La terribile catena che può portare a un nuovo credit crunch è ripartita.
Stefano Parisi, presidente della Confindustria digitale, la neonata associazione delle industrie hi tech, ha respinto l’idea di non andare agli incontri con il governo. Piuttosto ha rilanciato: trasformare le proposte di Confindustria in disegni di legge da presentare a tutte le forze politiche, non solo a quelle di maggioranza. «Persino da Vendola, dobbiamo andare», ha detto Parisi. Che a una Confindustria “movimentista” preferisce ancora un’associazione che svolga il classico e tradizionale lobbysmo nonostante la debolezza delle risposte da parte del governo.
La prossima settimana i tecnici della Confindustria ritorneranno comunque al tavolo per la crescita avviato al ministero dell’Economia. Ma chiederanno soluzioni immediate, e non chiacchiere, su pensioni, liberalizzazioni e privatizzazioni.


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