by Sergio Segio | 6 Settembre 2011 6:42
ROMA – Ci sarà anche un pezzo di Cisl oggi in piazza a scioperare contro la manovra del governo. A Treviso (città cara al ministro del Lavoro Sacconi, nato a Conegliano Veneto) ci saranno di sicuro i metalmeccanici iscritti alla Fim-Cisl che ha indetto uno sciopero di otto ore proprio in concomitanza con quello della Cgil. «Dire che la Fim di Treviso aderisce allo sciopero della Cgil è una scorrettezza e una strumentalizzazione. Lo sciopero è stato indetto a sostegno delle richieste della Cisl», ha spiegato il segretario generale della Fim del Veneto, Michele Zanocco. Difficile, tuttavia, giustificare la casualità nella scelta della data. Tanto che l’iniziativa trevigiana ha provocato non poche polemiche.
Ma non è l’unica. Perché anche alla Ducati di Bologna uno sciopero di otto ore è stato indetto dalle Rsu della Fim. Dunque, qua e là , in particolare nelle regioni del Nord dove, tra cassa integrazione e chiusure di stabilimenti, la crisi non se n’è mai andata, i segnali di insofferenza delle strutture cisline, nei confronti delle linea morbida del leader nazionale Raffaele Bonanni si vedono eccome. La Fim di Cremona ha proposto uno sciopero contro le decisioni del governo, ipotesi che a livello nazionale non è mai stata presa in considerazione. Bonanni ha scelto la linea dei presidi, ma non quella – più dura – dell’astensione dal lavoro. E ancora: il segretario dei metalmeccanici comaschi, Alberto Zappa, si è detto pronto a sottoscrivere insieme alla Fiom-Cgil e alla Uilm un accordo «che impedisca l’applicazione dell’articolo 8 del decreto del governo, in qualsiasi azienda metalmeccanica della provincia di Como». Questa non è esattamente l’impostazione della confederazione di Via Po che ancora ieri parlava di eccessivo e ingiustificato allarmismo da parte di Susanna Camusso. Anzi sia Bonanni che Angeletti (meno convinta la Confindustria) hanno ripetuto che la norma di legge è del tutto coerente con l’accordo del 28 giugno (quello firmato anche dalla Cgil) sulla contrattazione e la democrazia sindacale. Va poi aggiunto che in diverse aziende piemontesi (alla Gate di Asti, all’Alenia di Caselle, alla Microtecnica) sono stati indetti per oggi anche dai delegati di Cisl e Uil scioperi di quattro ore.
Ma l’ incrinatura forse più clamorosa tra le due confederazioni guidate da Bonanni e da Luigi Angeletti e i metalmeccanici è arrivata ieri con la presa di posizione dei due segretari generali di Fim e Uilm, Giuseppe Farina e Rocco Palombella. Entrambi hanno chiesto lo stralcio dell’articolo 8 e hanno dichiarato che, in ogni caso, lo renderanno inapplicabile. Una linea effettivamente diversa da quella delle due confederazioni. È come se i metalmeccanici di Cisl e Uil si trovassero schiacciati da una parte dalla linea “filo governativa” delle rispettive confederazioni, e dall’altra dall’antagonismo della Cgil e della Fiom. Una posizione che riduce le loro possibilità di movimento per dare voce al malessere che proviene dalle fabbriche. Lo stesso Sacconi è stato costretto a ritirare la sua proposta di non considerare i contributi per la naia e il riscatto della laurea ai fini del pensionamento con 40 anni di versamenti, quando è salita la protesta pure dalla base operaia di Cisl e Uil oltreché di quella leghista.
E ieri – proprio alla vigilia dello sciopero generale della Cgil – Farina e Palombella sono usciti allo scoperto. Ha detto il segretario dei metalmeccanici Cisl: «La possibilità di deroga allo Statuto dei lavoratori è inutile e sbagliata e sarà applicata da nessuno. È una forzatura ideologica del governo che ha l’obiettivo di dividere il sindacato confederale e non quello di aiutare la contrattazione aziendale nella gestione dei processi occupazionali, e non serve a risanare il Paese». Così la norma pensata da una parte per blindare l’intese separate alla Fiat di Pomigliano e Mirafiori, finirà , dall’altra parte, su un binario morto. Un po’ quello che accadde nel 2002 con la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
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