E a Bologna la piattaforma per i lavoratori del Duemila

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Parlo di una scommessa perché stiamo affrontando il tema della condizione precaria dal punto di vista degli stessi precari. La nascita dei «Punti San Precario» e poi la pubblicazione dei «Quaderni di San Precario», sono diventati utili strumenti per sedimentare il protagonismo politico e sociale delle nuove soggettività  che si muovono, discutono, analizzano e propongono. Alla vigilia della mobilitazione europea e mediterranea del 15 ottobre, possiamo dire che la scommessa è stata vinta e che si è sviluppato un elemento di discontinuità  e di innovazione nelle pratiche di lotta. Discontinuità  rispetto alle tradizionali forme di organizzazione del movimento in Italia, spesso schiacciato da un eccessivo «politicismo», e innovazione rispetto alle forme di rappresentanza e analisi della condizione precaria.
La precarietà  non può essere rappresentata nei modi tradizionali della forma-sindacato (soprattutto se è di categoria) in quanto condizione esistenziale, generalizzata e trasversale ma differenziata a seconda delle soggettività  coinvolte. Gli strumenti di lotta ereditati dalla tradizione novecentesca risultano inadeguati. Per superare la precarietà , è in primo luogo necessario operare sulle condizioni di ricattabilità . Garantire un reddito a prescindere dalla tipologia contrattuale e dalla condizione lavorativa è dunque la premessa ineliminabile per ridurre l’incertezza e la subalternità . La proposta di un welfare metropolitano per l’accesso a un reddito incondizionato e ai beni comuni materiali e immateriali che consentono una vita libera si coniuga con il ripristino dei diritti sul lavoro che sono stati sottratti in seguito a interventi legislativi (vedi il Collegato lavoro) e/o a contratti ignobili.
La condizione precaria non definisce ancora una «classe in sé», ma piuttosto una «classe in divenire», che avrà  l’opportunità  di intervenire sui rapporti di forza, oggi sottoposti al ricatto della crisi, solo se sarà  capace di dotarsi di strumenti di lotta in grado di far male ai precarizzatori. Qui nasce la seconda scommessa: lo sciopero precario. Un processo dinamico che, operando sul blocco dei flussi materiali e immateriali, di cose e persone, consenta: di far scioperare i precari (che oggi non possono); di sabotare il processo di valorizzazione della nuova organizzazione d’impresa disseminata sui territori metropolitani e di favorire la riappropriazione di quella cooperazione sociale che oggi sta alla base dei profitti e delle rendite di pochi.
*www.scioperoprecario.org


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