Dalla banda larga al Sud: rilancio in 7 mosse

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Qualche giorno prima diciassette sigle (dalla Confindustria alla Cgil della Camusso, dall’Abi alla varie organizzazioni di settore) avevano chiesto all’unisono la riduzione del carico fiscale sul lavoro, di far partire i cantieri e le opere finanziate, accelerando anche l’uso dei fondi europei, a motivo dell’impatto fortemente anticiclico di questi interventi. Avevano chiesto insomma «discontinuità  e crescita». Passata l’estate i nodi sono venuti al pettine.
Adesso si parla innanzitutto di una modifica della «Legge obbiettivo», per velocizzare le opere pubbliche. Secondo. Si vogliono sbloccare 15 miliardi di investimenti dei concessionari di strade e autostrade. Terzo. Si intendono spendere, finalmente, 23 miliardi di Fondi strutturali europei. Con l’asta delle frequenze 4 G, lo sviluppo economico intende finanziare gli investimenti per la banda larga mobile (ieri l’ottava giornata dell’asta ha chiuso una settimana intera di rilanci ed ha portato l’ammontare complessivo delle offerte a superare i 3 miliardi di euro) che secondo l’Autorità  per le comunicazioni ha un impatto diretto sulla crescita del Pil («Più banda larga uguale più crescita» è l’equazione del Garante).
Il quarto «ponte» sarà  il piano per il Mezzogiorno. In pratica 300 milioni di euro per incentivi agli investimenti per le aziende medio grandi (con la stipula dei contratti di sviluppo). Un miliardo di euro invece sarà  disponibile per il rilancio di Termini Imerese, e farne un polo produttivo della Dr Motor dell’imprenditore molisano Di Risio. L’obiettivo è vendere 60 mila auto entro il 2016.
Quinto. Una possibile riduzione del cuneo fiscale per le imprese di uno 0,3-0,4 del Pil a regime, grazie a un possibile abbassamento dei contributi previdenziali non pensionistici (come ad esempio quello per la maternità , che vanno ad alimentare dei fondi ad hoc che non risentirebbero in un nulla del decremento, visto che riescono bene a fare fronte alle esigenze per cui esistono). Si tratterebbe di una misura suggerita dal vicedirettore generale della Banca d’Italia, Ignazio Visco (tecnico cui ieri ha fatto riferimento lo stesso Tremonti).
Sesto punto del tagliando, quello delle liberalizzazioni delle professioni e dei servizi delle municipalizzate, oltre che degli incentivi per la crescita delle dimensioni delle imprese troppo piccole e quindi poco competitive. Si prevedono la semplificazione degli adempimenti per le Pmi. L’eliminazione di duplicazioni burocratiche, misura richiesta soprattutto da artigiani e cooperative. La semplificazione delle procedure degli accertamenti. Il potenziamento della telematica e dell’e commerce come strumento di internazionalizzazione delle Pmi. Settimo. Una particolare attenzione infine verrà  data alle misure che incentivino l’occupazione femminile che è, in quanto tale, un attivatore della crescita.


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