by Sergio Segio | 30 Settembre 2011 6:37
ROMA – Camion della nettezza urbana che scaricano il materiale sulla pubblica piazza (Napoli); vetture in perenne seconda e terza fila nella latitanza dei vigili urbani (Bologna); conducenti di bus pubblici o parapubblici che guidano con i gomiti per conversare agevolmente al cellulare (Roma e Milano). E poi la madre di tutte le segnalazioni: la vettura di servizio con autista spedita in salumeria per l’acquisto di un panino (Roma). Sullo sfondo va il lamento dei pendolari, che viaggiano sulle tratte non Frecciarossa e ogni giorno mandano una mail: zecche, cuscini sfondati, carrozze-sauna a 40 gradi.
Gli indignati d’Italia stanno emergendo dalle strade e dalla blogosfera e trasferiscono con inedita intensità le loro lagnanze dentro i grandi mezzi d’informazione, in prima fila Repubblica.it, inondata nelle edizioni locali e in quella nazionale di denunce e segnalazioni. I cittadini prendono di mira il disservizio pubblico che funesta le giornate dei comuni mortali. Materiali e notizie – la foto, il video girato alla buona, lo scatto ripetuto giorno dopo giorno per documentare come un problema rimanga irrisolto per l’ignavia del Comune o della Regione – investono ormai i giornali con una forza esponenziale. Come se il paese avesse individuato nei mass media quel Difensore civico che non ha mai conosciuto. In alcuni casi (come per la morte di un cinquantenne di Milano dopo un controllo di polizia) il video diventa addirittura rilevante per gli sviluppi di un’inchiesta.
«Naturalmente – spiega Angelo Agostini, docente di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico allo Iulm di Milano – già trent’anni fa il quotidiano, in particolare quello locale, era uno strumento di segnalazione del disservizio. Si entrava nella redazione, di solito situata nel centro della città , e si raccontava il fatto». Le somiglianze con la ventata di informazioni dal basso di oggi, però, finiscono qui. Intanto perché la notizia del conducente che a Palermo guida il bus mentre gioca col tablet diventa immediatamente notizia nazionale, il che assicura il massimo dell’impatto mediatico. Ma non solo. La fiducia crescente è sintomatica – sostiene Agostini – di «un riconoscimento da parte dei cittadini della centralità del giornale. Non basta pubblicare sul proprio blog, si vuole far accettare i materiali dal sito, riconoscendone la potenza e il valore di traino nei confronti dell’intera comunità ».
Questa centralità del giornalismo organizzato non è affatto pacifica e accettata. Per esempio non convince chi come Sergio Maistrello, autore per Apogeo di «Giornalismo e nuovi media», crede invece nei «meccanismi spontanei» della Rete e nella capacità dei cittadini di auto-organizzarsi. «La nuova attenzione ai giornali» – sostiene – è un mezzo senz’altro più efficace «come velocità di contatto, potenziale di scambio delle informazioni, tasso di emotività »; Maistrello però preferisce – e giudica meno tradizionali – «le reti civiche di cittadini consapevoli di ciò che ritengono giusto o non giusto, di come si reagisce al sopruso in maniera civile e diffusa, insomma disponibili anche a fare e costruire in proprio».
La vera, grande novità nell’assalto ai media pare essere – parole ancora di Agostini – la «disponibilità individuale di mezzi che consentono di produrre veri e propri embrioni di informazione»: iPhone e smartphone, videocamere, webcam, una «facilità tecnica di produzione» che rende il lettore «più attivo» verso i giornali e dei loro siti. Ma anche in questo l’Italia ha da imparare da aree del mondo che camminano più avanti. Servirà rispondere alle domande che la microinformazione militante – e il tema generale dell’informazione online – cominciano a porre: che cosa significa «qualità delle notizie»? Chi filtra i materiali in arrivo dai singoli e dalla Rete? Chi e come ne soppesa veridicità e attendibilità ? Bbc e Guardian hanno formulato delle vere e proprie linee-guida. Da noi la discussione è appena cominciata. Ma la campana, sotto il diluvio delle news autoprodotte, suona davvero per tutti.
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