Così Gianpi tesseva la rete per ottenere dal premier le consulenze Finmeccanica
ROMA – Di Finmeccanica fino all’altro ieri aveva detto poco o niente. Negli ultimi interrogatori Giampaolo Tarantini aveva glissato. Ma l’altro ieri, davanti ai pm di Napoli, Gianpi si è aperto e ha fatto alcune ammissioni in relazione alle consulenze per gli appalti milionari di Finmeccanica. Negli ultimi tempi, infatti, l’imprenditore pugliese aveva cercato disperatamente di agganciare la società di Guarguaglini grazie ai suoi “rapporti” con Silvio Berlusconi. Al quale – secondo gli inquirenti – aveva procurato una infinità di donne che aveva portato a Palazzo Grazioli. Ma anche grazie ai rapporti consolidati con Valter Lavitola: un passepartout non solo per ottenere consulenze ed appalti ma anche per avere la “protezione”, per i suoi guai giudiziari e finanziari, del Cavaliere.
E quasi tutto il faccia a faccia di mercoledì davanti ai pm – che hanno secretato l’interrogatorio – si è incentrato sui suoi affari. Oltre a qualche altra ammissione sulle escort presentate al premier: «Non erano donne note, ma notissime» ha puntualizzato Tarantini che in precedenza aveva raccontato che tra le “signore” e “signorine” figuravano donne della Bari bene e tra queste mogli o fidanzate di notai, avvocati, imprenditori ed anche amiche di sua moglie, con alcune delle quali lui stesso ha intrattenuto rapporti.
A Tarantini sono stati chiesti chiarimenti su suoi presunti rapporti tra il presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, la moglie di questi, Marina Grossi, amministratore delegato della società Selex Sistemi Integrati, e un dirigente della Selex, Salvatore Metrangolo il cui nome era spuntato nell’ambito di una inchiesta sempre su Tarantini che venne intercettato nel gennaio del 2010 all’interno dell’Hotel De Russie a Roma. A quell’incontro era presente tra gli altri anche un imprenditore vicino al Pd, Enrico Intini. In quella conversazione intercettata l’argomento principale era l’appalto per le pulizie negli ospedali pugliesi dove Tarantini vantava entrature anche nella Protezione Civile. Vicende d’affari e di “consulenze” super pagate (come quella di Intini per 300 mila euro dati a Tarantini per averlo messo in contatto con Finmeccanica) che s’intrecciano nelle due inchieste, quella di Napoli e quella di Bari che hanno ricostruito uno dei motivi per cui Tarantini aggancia il Premier. Gianpi, dopo avere intascato alcune centinaia di migliaia di euro da alcuni suoi amici imprenditori, tenta di portarli alla corte dei vertici delle aziende statali ed in particolare di Finmeccanica.
È proprio a una cena in casa di Berlusconi che Tarantini “aggancia” l’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e grazie a lui arriva a Marina Grossi. Un incontro che viene confermato anche dall’imprenditore Intini che, interrogato dai magistrati pugliesi, racconta: «A Bari si era sparsa la voce che Gianpaolo Tarantini fosse in contatto con il presidente del consiglio, contatto di cui Tarantini non faceva mistero. Gli chiesi se potesse favorire la realizzazione di un incontro con Bertolaso che avvenne a metà novembre. Alla riunione partecipò anche Tarantini. Bertolaso in quella circostanza si mostrò interessato e suggerì di prendere contatti con Finmeccanica. Presi contatto con l’ingegnere Manlio Fiore e Marina Grossi. In tale circostanza, i miei interlocutori mi dissero che non vi erano sviluppi esecutivi dei progetti tali da consentire eventuali sub forniture». E constatati i rapporti a marzo del 2009 Intini stipula un contratto di consulenza con Tarantini per 300 mila euro.
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