Cosa Bianca, l’appello

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 ROMA. Genuflessioni da Lorenzo Cesa e Enzo Carra a nome dell’Udc, applausi dal cattolicissimo Giuseppe Fioroni. Va bene l’attacco a Berlusconi e all’aria «da purificare». Ma per le orecchie avvertite dei cattolici di ogni schieramento politico il core business delle parole del cardinal Bagnasco è un passaggio che arriva verso la fine della sua prolusione. Quando il porporato scandisce: «Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità  di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che, coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni». È, senza giri di parole, l’appello al ritorno dell’unità  politica dei cattolici, che la fine della Democrazia cristiana e il bipolarismo italiano, con lo schieramento dei credenti da una parte e dall’altra, ha decretato. Il presidente della Cei vede dunque un nuovo soggetto politico, non così lontano: «La transizione dei cattolici verso il nuovo inevitabilmente maturerà  all’interno della transizione più generale del Paese, e oserei dire anche dell’Europa, secondo la linea culturale del realismo cristiano, e secondo quegli atteggiamenti culturali di innovazione, moderazione e sobrietà  che da sempre la connotano». Per essere ancora più chiaro cita Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università  Cattolica del Sacro Cuore: «È forse pensabile che rispetto a tale politica risultino latitanti, facilmente emarginabili, irrilevanti, non tanto singole personalità  cattoliche, quanto i cattolici italiani come presenza vitale e immediatamente riconoscibile, perché efficacemente organizzata?».

Domanda retorica, per il porporato. Da mesi va avanti il lavorìo dei cattolici intorno a un qualche tipo di unità  politica. A luglio c’era stata già  una tappa importante di questo percorso con il Manifesto «per la buona politica e il bene comune» varato dal Forum delle associazioni, che del mondo cattolico raccoglie le organizzazioni che pesano, anche in termini di voti (Compagnia delle Opere alle Acli, alla Cisl, Movimento cristiano dei lavoratori, Confcooperative, Coldiretti e Confartigianato). Nello stesso periodo monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace, aveva tenuto il convegno «Cattolici in Italia e in Europa: diaspora, unità  e profezia». Durante tutta l’estate la trama degli incontri pubblici e degli abboccamenti riservati è andata avanti. Protagonisti i politici del centro, di qua e di là : Casini, Pezzotta, Fioroni, Sacconi, Pisanu, Buttiglione, Cutrufo, Binetti, Pezzotta, Bobba, Bonanni. Non tutti ‘lealisti’ con i partiti di appartenenza. Ma ancora a fine estate, al Meeting di Rimini, tutta quest’area non era riuscita a trovare una definizione, in attesa degli scenari del post-Berlusconi.
La Cosa Bianca quindi ancora non c’è, ma Bagnasco le ha già  dato la benedizione. Con grande soddisfazione dei cattolici del Terzo Polo, che se ne sentono protagonisti di diritto. Anche Fioroni, capofila dei centristi malpancisti del Pd, ha sottolineato il «segnale positivo», perché «i cattolici non possono che essere vero sale e vero lievito» dell’uscita dell’Italia dalla crisi. Dal Pd nessun altro cattolico commenta questo passaggio della prolusione di Bagnasco. Nell’area del segretario si professa «rispetto» per le sue parole, ma anche la granitica convinzione che la fede non potrà  tornare lo spartiacque degli schieramenti. Anche perché il grande interrogativo è se la nuova Cosa Bianca debba essere terzista, come auspicava la settimana scorsa sul Corriere il presidente dell’Istituto Sturzo Roberto Mazzotta. O se, come è nelle corde dei politici devoti a Bagnasco, debba guardare a destra, magari una destra che ha «purificato l’aria» dal berlusconismo.
Prossima tappa del lavorìo, il 17 ottobre a Todi, in un incontro a porte chiuse segnalato lo scorso sabato dal Riformista. Presenti, tutte le tessere dell’impossibile – almeno fin qui – puzzle neocattolico: da Bonanni al sociologo cattolico Giuseppe De Rita, da Ornaghi al professor Stefano Zamagni, insieme a tutte le sigle dell’associazionismo. Special guest, l’ad di Intesa San Paolo Corrado Passera, a cui molti guardano come possibile «federatore» delle cattoliche pecorelle smarrite. Aprirà  il seminario, neanche a dirlo, il cardinal Bagnasco.


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