by Sergio Segio | 27 Settembre 2011 14:19
MILANO – Welfare in via di estinzione se salta l’alleanza tra pubblico e privato. Parola di Don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), che attacca: “Il governo dimostra di non riconoscere la funzione pubblica delle cooperative sociali”. L’aiuto dal mondo profit? “Meglio di no, si rischia di collegare i diritti delle persone alla ricerca di reddito. La risposta ai bisogni della società deve essere pubblica e istituzionale” incalza Zappolini, che coordina 250 associazioni, di cui la maggior parte sono cooperative sociali, impegnate da nord a sud in progetti contro l’emarginazione e il disagio. La soluzione? “Fare rete, soprattutto sul piano dell’informazione -ribatte-: ci stiamo dedicando a campagne culturali per cambiare la mentalità della gente sulle questioni importanti della vita. Prima non ci abbiamo pensato, spendevamo le energie nei servizi”.
Dietro la stretta economica si nasconde un piano politico preciso. Lo pensa il presidente del Cnca, secondo cui a pagare le conseguenze dei tagli e della manovra bis (che inaugura l’ingresso della tassazione sugli utili delle cooperative sociali) sono soprattutto i deboli: “Al di là della riduzione del denaro che subiamo, ciò che spaventa è l’accanimento contro persone la cui pelle è già scoperta”. Come dire: “Dopo il terremoto, si ruba quello che rimane nelle case dei poveri” stigmatizza don Armando Zappolini. Una situazione che va oltre l’appartenenza partitica. “Non si tratta di un problema di destra o di sinistra -sbotta Zappolini-, ma di cattiveria e sciacallaggio nei confronti della parte sana di un Paese che non se lo merita. Basterebbe soltanto dirottare gli investimenti sulle armi verso gli interventi sociali e sicuramente staremmo meglio”.
Nel bersaglio delle ultime scelte politiche c’è lo stesso sistema di welfare. “Le cooperative sociali -sottolinea Zappolini- sono parte integrante dei servizi pubblici. E in questo periodo soffrono ritardi oltremisura nei pagamenti degli enti pubblici. Un altro svantaggio che attanaglia le cooperative di tipo B sono gli appalti non adeguati alle linee contrattuali. Tutto questo non fa che indebolirle e, insieme a loro, patisce la stessa società che ne usufruisce”.
Oltre la beffa, l’inganno. “Il governo ha predisposto cure inefficaci al disagio sociale -dichiara Zappolini-. Oltre al carcere, dove raccogliere la feccia della società , i ministri si appellano alla carità della cittadinanza”. Ma, si sa, il pietismo e il buonismo non costruiscono nulla, al massimo possono stendere un manto sopra il rosso della vergogna.
Cambiare rotta, allora, è la nuova parola d’ordine per non cadere a terra senza snaturarsi. “Per colmare il supporto sempre più fluttuante da parte degli enti locali, le associazioni all’interno del Cnca si aprono alle fattorie sociali, “una rete di aziende agricole che si dedicano, tra le altre cose, anche al reinserimento lavorativo e all’inclusione” conclude don Armando Zappolini. Per informazioni, http://www.cnca.it/[1]. (Chiara Daina)
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