Contratti, l’articolo 8 verso la Consulta

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La parola alla Corte costituzionale. Presto sarà  proprio la Consulta ad esaminare la costituzionalità  dell’articolo 8 della manovra economica, quello che consente di derogare allo Statuto dei lavoratori. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha ripetuto ieri che la sua confederazione presenterà  ricorso alla prima occasione. Già  pronta a chiedere il giudizio dei giudici costituzionali, invece, è la Regione Toscana. La decisione verrà  ufficializzata dalla giunta lunedì prossimo, ma il presidente Enrico Rossi è deciso a fare il passo.
Giorni fa, citando su facebook un articolo di Luciano Gallino uscito su Repubblica, Rossi scriveva: «Gallino dice che “se non si vuol far fare un salto indietro di mezzo secolo alla nostra civiltà  del lavoro l’articolo 8 del decreto sulla manovra economica va semplicemente cancellato. Ecco quello che può succedere d’ora in poi ad ogni lavoratore”». Ricorso pronto, dunque. Che si fonda sulla considerazione che l’articolo 8 comprima la libertà  della Regione in materia di tutela del lavoro. Va detto che non è la prima iniziativa presa da Rossi per contrastare le decisioni del governo: insieme ad altre Regioni, la Toscana ha modulato l’aumento dei ticket sanitari in base al reddito dell’assistito anziché introdurre per tutti la maggiorazione di 10 euro e si è già  detta pronta a ricorrere alla Corte contro la norma sui tirocini, in particolare PER l’articolo che prevede che gli stage possano essere promossi solo a favore di neo-diplomati o neo-laureati, non oltre 12 mesi dal conseguimento del titolo.
Camusso ha parlato ieri a Cervia all’assemblea dei delegati della Fiom convocata per varare la piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Il leader della Cgil ha confermato che l’obiettivo deve essere quello di «cancellare» l’articolo 8. Ma intanto si dovrà  agire sui diversi tasti possibili, cominciando ad estendere a tutte le imprese (non solo a quelle aderenti a Confindustria) l’accordo tra le parti sociali che di fatto sterilizza la norma voluta dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Secondo il quale, invece, legge e accordo sono una «felice combinazione».
Per cancellare la norma, il Pd (primi firmatari il capogruppo Dario Franceschini e l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano) ha presentato una proposta di legge. «Bisogna evitare – sostengono Franceschini e Damiano – una sorta di balcanizzazione della disciplina di importanti istituti del rapporto di lavoro con manifeste differenziazioni di trattamento e di tutela dei diritti dei lavoratori a parità  di condizioni sostanziali, in evidente contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione»
Bufera tra parti sociali e governo anche sulla riforma del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Ieri il governo ha approvato il regolamento (in attuazione della manovra economica) che riduce da 120 a 70 i componenti del Consiglio. Il taglio, però, ha riguardato esclusivamente i rappresentanti delle forze sociali e non gli esperti di nomina governativa, né quelli delle associazioni del volontariato. Di «punitivo ridimensionamento» e di «ritorsione contro le parti sociali» hanno parlato tutti e tre i leader sindacali, Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.


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