Confindustria: Pil fermo a 13 anni fa Decreto sviluppo, governo al lavoro

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ROMA — Pressione fiscale record, l’anno prossimo, anche per effetto della manovra. Secondo il centro studi Confindustria, che ieri ha presentato il rapporto sugli «Scenari economici», sollecitando riforme immediate, nel 2012 le tasse peseranno per il 44,1% del Pil a fronte di un 42,8% di quest’anno. Si supererà  così il record del 1997 quando, in occasione dell’entrata dell’euro, si arrivò al 43,7%.
Per Confindustria è allarme rosso: le esportazioni calano, i consumi delle famiglie sono «fermi», gli investimenti «stagnanti», il mercato del lavoro «rimane imballato». Le stime di crescita sono state perciò aggiornate al ribasso: il Pil (Prodotto interno lordo) si attesterà  a +0,7% nel 2011 e a +0,2% nel 2012 (contro il +0,9% e il +1,1% indicati a giugno), con «rischi ulteriori all’ingiù».
Previsioni che collimano con quelle della Commissione europea che ieri ha rivisto le previsioni intermedie: il Pil italiano nel 2011 sarà  solo dello 0,7%, tre decimi di punto in meno rispetto alle stime dello scorso maggio. L’aumento del Pil sarà  invece dell’1,6% nell’eurozona e dell’1,7% nell’Ue a 27. Quello italiano è il dato peggiore fra i sette grandi Paesi dell’Ue. Per la Germania, la previsione di crescita nel 2011 è del 2,9%, mentre in Francia il Pil salirà  dell’1,6%.
Tra i problemi dell’Italia, secondo la Commissione, c’è «la persistente debolezza del mercato del lavoro e le pressioni inflattive» destinate a pesare sul reddito disponibile e sui consumi. La crisi sui mercati finanziari, inoltre, comporterà  un aumento dei costi di finanziamento delle imprese, che frenerà  gli investimenti. Il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha detto che «è molto importante per l’Italia affrontare i problemi del mercato del lavoro. Le nuove misure vanno nella giusta direzione».
Ma intanto, secondo dati Ocse diffusi ieri, il 28% dei giovani in Italia è senza lavoro e, tra quelli che ce l’hanno, quasi la metà  sono precari. La crisi ha avuto un forte impatto sulla situazione lavorativa dei giovani: il tasso di disoccupazione nella fascia 15-24 anni ha fatto un balzo avanti dal 20,3% del 2007 al 27,9% del 2010, e la percentuale di lavoratori precari è inesorabilmente aumentata (42,3% nel 2007, 46,7% nel 2010).
Tornando a Confindustria, ieri il presidente Emma Marcegaglia è tornato a mettere l’accento sul «mal di lenta crescita» del nostro Paese, che «va aggredito con una terapia d’urto». Si tratta di attuare un pacchetto di misure che va dalla riforma della previdenza alla spending review, dalla riforma fiscale alle liberalizzazioni. Il Pil in questo modo aumenterebbe dell’1,5% nel 2012 e di un +1% aggiuntivo nel 2013. «Ma bisogna fare presto — ha detto Marcegaglia — non c’è più tempo da perdere perché con questi spread attuali le banche non riescono a farsi finanziare dai mercati e per le imprese significa ottenere prestiti a un tasso del 7-8%. Insomma se non si interviene, l’economia si blocca».
Preoccupazioni che fanno il paio con quelle espresse dalla Banca centrale europea che ieri ha spiegato di essere tornata ad acquistare titoli di Stato di Italia e Spagna dopo «l’impegno dei governi dell’area euro a raggiungere i rispettivi obiettivi di bilancio». Qualche dubbio sull’Italia permane visto che «per la modifica della Costituzione (che introduce l’obbligo del pareggio di bilancio, ndr) occorrerà  una maggioranza qualificata in Parlamento e ci vorranno diversi mesi». Inoltre, rilevano a Francoforte, «una parte importante delle entrate aggiuntive discenderà  da un contenimento delle agevolazioni fiscali».
Ieri, in occasione della presentazione dei dati di Confindustria, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha anticipato alcune delle misure per lo sviluppo che il governo vorrebbe varare in un unico decreto o in vari provvedimenti-spot su cui l’esecutivo tornerà  a riunirsi la prossima settimana. Il pacchetto comprenderà  liberalizzazioni, a cominciare dai servizi pubblici locali (cercando di mettere in discussione l’esito del referendum), investimenti in opere pubbliche, aggiornamento della legge Obiettivo, sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e modernizzazione delle relazioni industriali».
Sacconi ha rivendicato l’opportunità  dell’intervento sul mercato del lavoro, inserito nell’articolo 8 della manovra, giurando che la lettera della Bce conteneva una richiesta, in questo senso, al nostro Paese. Anche Marcegaglia ha difeso il provvedimento che ha definito «coerente» con l’accordo del 28 giugno. Dall’opposizione è giunta la proposta del vicesegretario del Pd, Enrico Letta, per un «governo di larghe intese che faccia le riforme».


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