Comuni e Regioni nel mirino di Moody’s “La manovra italiana li sta strangolando”
ROMA – Anche Comuni e Regioni italiane sono nel mirino di Moody’s. L’agenzia di rating americana, che venerdì notte ha rinviato ad ottobre il riesame del voto (attualmente Aa2) del debito sovrano della Penisola, ieri mattina ha lanciato un nuovo e pesante avvertimento. Ciò mentre il Tesoro, nella nota aggiornamento al Def, si sta predisponendo a rivedere al ribasso le stime del Pil che, in linea con Bruxelles, nel 2011 scenderanno dal previsto 1,1 per cento allo 0,7-0,8. Nel frattempo ieri i ministri economici Tremonti, Sacconi e Paolo Romani, hanno incontrato Confindustria, Abi e Rete imprese Italia per tentare di mettere a punto le misure per lo sviluppo. Oggi è previsto un secondo round, presente anche Bankitalia, mentre si rincorrono le voci di nuovi interventi per reperire risorse necessarie e si torna a parlare, tra veti incorociati, di patrimoniale, condono, pensioni e, addirittura, di nuovi incrementi dell’Iva.
Tornando a Moody’s la doppia manovra d’estate da 54 miliardi rischia di avere un impatto negativo sugli enti locali perché «appesantisce ulteriormente» i bilanci di sindaci e governatori. La manovra, osserva Moody’s, riduce il budget degli enti locali di 7 miliardi nel biennio 2011-2012 e l’anticipo del pareggio di bilancio riduce di margini di tempo per la correzione dei conti. Inoltre, sempre secondo l’agenzia di rating, le entrate addizionali previste dalla manovra e sulle quali gli enti locali possono contare utilizzando la leva della lotta all’evasione fiscale, restano «incerte».
Il messaggio è che Regioni e Comuni italiani dovranno aspettarsi un declassamento del rating delle loro emissioni obbligazionarie e dunque un conseguente aumento della spesa per interessi. Paradossalmente rischiano di più le Regioni e le Province autonome italiane che fino ad oggi hanno avuto i rating migliori: Trento e Bolzano, ad esempio, hanno la tripla A, mentre Lombardia (Aa1), Emilia Romagna, Toscana e Veneto (Aa2) viaggiano con buoni giudizi intorno alla doppia A. Secondo la «filosofia» di Moody’s (già adottata da Standard&Poor’s due anni fa) questi enti locali, pur avendo una buona finanza «federale», non possono stare sopra il livello del debito sovrano italiano collocato oggi a Aa2 (con il rischio di scendere a Aa3). Proprio perché le nuove misure, con tagli e incertezze nelle entrate, aumentano la dipendenza delle Regioni dai trasferimenti statali. Più al sicuro si trovano le Regioni che già indossano la «maglia nera»: Campania e Calabria (A3) e Molise, Lazio e Abruzzo (A2) potrebbero «salvarsi» per il basso livello di giudizio già totalizzato.
Nel mondo delle autonomie locali la notizia è stata accolta con rabbia.«Ecco gli effetti della manovra: Moody’s conferma le ragioni della protesta dei Comuni», ha detto il vicepresidente dell’Anci Graziano Delrio. «Moody’s conferma che la manovra è sbagliata», ha tuonato il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani.
Le valutazioni che gli enti locali fanno degli interventi degli ultimi quattro anni, dal luglio del 2010 ad oggi, sono assai preoccupati. Secondo governatori e sindaci in questo periodo i tagli alle Regioni sono stati di 60,4 miliardi e quelli ai Comuni di 14,7 miliardi. Nel mirino nella protesta delle Regioni è soprattutto il fondo che doveva finanziare le nuove competenze degli enti trasferite con la legge Bassanini: di quei 1.635 miliardi ne sono rimasti solo 400. E i governatori lamentano che dovranno tagliare le risorse: dal trasporto pubblico locale ai servizi sociali.
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