Caso Fassino-Consorte Il gip chiede il processo anche per il Cavaliere

by Sergio Segio | 16 Settembre 2011 6:48

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MILANO — «È un’intercettazione che, se gliela diamo a Berlusconi, vince le elezioni». Non andò proprio così, ma quasi: la rimonta del centrodestra fin quasi al pareggio con Prodi alle elezioni del 2006 ebbe tra i propellenti la pubblicazione il 31 dicembre 2005 su Il Giornale, edito da Paolo Berlusconi, dell’intercettazione nella quale il non indagato segretario ds Piero Fassino il 18 luglio chiedeva «Allora, abbiamo una banca?» al n.1 di Unipol Giovanni Consorte, lo scalatore della Bnl poi bloccato dai pm per aggiotaggio. L’intercettazione non era depositata agli atti, e neppure trascritta o riassunta, ma esisteva solo come file audio nei pc della Gdf, dei pm, e dell’azienda privata «Research control system» che per i pm faceva le intercettazioni. Decisiva, nel 2010, è stata la confessione al pm Maurizio Romanelli proprio dell’amministratore di Rcs, Roberto Raffaelli, che tramite l’imprenditore Fabrizio Favata aveva agganciato Paolo Berlusconi, offertosi in cambio di 40.000 euro al mese di propiziare l’aiuto del premier per il progetto di espansione della Rcs in Romania. Raffaelli ammette d’aver trafugato e portato nella villa di Arcore a Silvio e a Paolo Berlusconi un computer con l’audio, alle 7 di sera della vigilia di Natale 2005 in un incontro organizzato e così dipinto da Favata: «In una sala vi era il grande albero di Natale bianco… Berlusconi appariva stanco a occhi chiusi… Raffaelli fece ascoltare al presidente la telefonata e lui, nel sentirla, sobbalzò sulla poltrona…». Sarà  poi Paolo a ribadire a Favata i ringraziamenti del premier, assicurando che «qualsiasi cosa avessimo avuto bisogno bastava un fischio, la riconoscenza della famiglia Berlusconi è al di là  della vita». Il 10 giugno scorso Raffaelli patteggia 20 mesi, Favata è condannato a 2 anni e 4 mesi e a risarcire Fassino con 40.000 euro per i danni morali, Paolo Berlusconi è rinviato a giudizio. E il premier? Il pm proponeva di archiviarlo, ma ieri il giudice Stefania Donadeo ha respinto l’archiviazione e ordinato al pm di chiedere (a un altro gup) anche il suo rinvio a giudizio per concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio. Decisione che per l’avvocato Niccolò Ghedini è «infondata», «incredibile» e viziata da «una conclamata questione di incompetenza».

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