by Sergio Segio | 19 Settembre 2011 6:49
ROMA – L’economia italiana rischia di crollare. Lo hanno detto ieri sera, quasi in contemporanea in due diverse trasmissioni televisive, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, e Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Da sindacato e banche un’analisi della situazione del tutto coincidente: le ultime manovre correttive per anticipare al 2013 il pareggio di bilancio non ci hanno messo al riparo né dalla possibilità in tempi ravvicinati di un altro intervento, né dal pericolo di un default. Pesano sul nostro prossimo futuro l’alto debito pubblico (siamo al 120%), la bassa crescita del Pil (quest’anno chiuderemo con un misero +0,7%), la scarsa credibilità sullo scenario globale del nostro governo.
Ha detto Camusso, intervistata da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”: «Se non ripartono il lavoro e gli investimenti tra un po’ faremo un’altra manovra: le manovre mangiano se stesse perché hanno un effetto depressivo». E poi: «A Roma si parla molto di un’ulteriore manovra a breve per accelerare la delega su assistenza e fisco, per compensare l’effetto inflazionistico dovuto all’aumento dell’Iva e per compensare il fatto che nel 2011 cresceremo meno delle previsioni per effetto proprio della manovra».
C’è un problema di credibilità , ha detto il leader della Cgil. «E se il governo dicesse che se ne va – ha aggiunto – sarebbe un passo in avanti». Non si è spinto fino a questo punto Passera (intervenuto a “In Onda” sul La7) che però non ha nascosto la prospettiva di uno scenario drammatico: «Dobbiamo sapere che il rischio default c’è. Non dobbiamo dare per scontato che possiamo farcela senza scelte coraggiose. Il fatto che l’Italia sia la terza economia dell’euro significa che siamo troppo grandi per fallire, ma anche troppo grandi per essere salvati».
Analisi sovrapponibili e, in qualche modo, proposte simili per uscire dall’impasse. Camusso ha rilanciato l’idea della Cgil di un’imposta sulle grandi ricchezze, sul modello francese; Passera ha suggerito di approvare rapidamente le misure per la crescita, di varare la riforma del fisco e, solo a quel punto, «si potrebbe pensare all’introduzione di una patrimoniale» ma non nelle dimensioni (400 miliardi) indicate tempo fa dall’ex ad di Unicredit Alessandro Profumo. «Sarebbe sbagliata nella dimensione e nella tempistica», ha chiosato.
Proprio sulla crescita riprende domani al ministero dell’Economia il confronto tra il governo e le associazioni imprenditoriali. Si punta a un pacchetto di misure a costo zero per rilanciare le infrastrutture e ridurre il peso della burocrazia. Ma domani dovrebbero arrivare con la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) anche le nuove previsioni di crescita del governo, quasi certamente al ribasso.
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