Camera, maggioranza allo sbando oltre 60 assenti, governo battuto 5 volte

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ROMA – Non c’era mezzo governo. Non c’erano Alfano, Scajola, Verdini. Non c’era neanche Stefania Prestigiacomo, il ministro che di quel provvedimento avrebbe dovuto occuparsi. In missione. Al suo posto, il sottosegretario Elio Belcastro arriva a sera furente e rassegnato al tempo stesso.
Così, una legge apparentemente tranquilla dal titolo «Norme sullo sviluppo degli spazi verdi urbani» si trasforma in una via crucis per la maggioranza e per l’esecutivo. Battuti uno, due, tre, quattro, cinque volte. Nonostante a un certo punto il povero Belcastro si sia rimesso alle decisioni dell’aula perché le sconfitte non fossero più conteggiate. E nonostante il relatore Angelo Alessandri – della Lega – abbia tentato, senza esito, di far tornare la legge in commissione.
Sul primo emendamento democratico vincente, nel Pdl mancano 54 deputati su 219. Nella Lega, 9 su 59. Al netto degli onorevoli in missione, si tratta comunque di molte assenze. Tanto che a un certo punto del pomeriggio si vedono deputate correre su tacchi troppo alti per andare a votare ed evitare l’ennesima débacle. Scene da voto di fiducia, che raccontano il nervosismo di una giornata parlamentare al cui termine il presidente della Repubblica Napolitano riceve i capigruppo del Pdl di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Non solo. Sull’articolo due del disegno di legge, il colpo di scena è targato Lega: il Carroccio vota – ed è l’unico a farlo – contro il parere del suo stesso relatore. Nel partito di Bossi non tutto fila liscio. Tanto che alla fine il provvedimento passa con l’astensione dei leghisti, e dovrà  tornare al Senato per tutte le modifiche fatte.
L’immagine plastica di una maggioranza in confusione totale arriva quando il tabellone elettronico di Montecitorio segna i voti del centrodestra con tutti i colori possibili: bianco, rosso, verde. Dario Franceschini, che la “trappola parlamentare” l’ha preparata, dice in aula: «Non si può tirare a campare in questo modo. Ogni singolo parlamentare della maggioranza si domandi se è più importante la fedeltà  al proprio Paese o al proprio capo». In Transatlantico, Walter Veltroni rincara: «Sono una banda di anime sciolte, ma devono rendersi conto che è finita. La soluzione è una sola: un governo di salvezza nazionale guidato da una personalità  rispettata in Europa». Perché andare ad elezioni, con la crisi economica che morde, sarebbe da irresponsabili. E perché Berlusconi va fermato: «È come il capitano Smith del Titanic. Va dritto contro l’iceberg mentre la sua orchestrina continua a suonare».


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