Bufera sulle Borse, Milano maglia nera Madrid attacca l’Italia: “Crea sfiducia”

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MILANO – Dopo il lunedì nero, il martedì grigio. La crisi dei debiti sovrani, con Grecia e Italia sul banco degli imputati, continua a tenere sotto pressione le Borse europee. La maglia nera è toccata ieri a Piazza Affari (-1,98%). Ma male è andata anche a Parigi (-1,1%) e Francoforte (-1%). Corsa solitaria invece per Zurigo dove il listino ha chiuso in rialzo del 4,3%, sostenuto dagli interventi della Banca centrale svizzera in difesa del franco. La mossa di Berna ha regalato una timida boccata d’ossigeno anche ai titoli di Stato dei Paesi più fragili dell’area euro. La differenza di rendimento tra i titoli di Stato tedeschi e i Btp a dieci anni (il famigerato spread) si è ridotta ieri fino a 352 punti dopo l’annuncio elvetico. Ma il recupero è durato poco e in serata la forbice si era allargata di nuovo a quota 362.
La tensione sul fronte della crisi dei debiti sovrani resta altissima. Oggi la Corte costituzionale tedesca darà  il suo parere sugli aiuti di Berlino alla Grecia. Il sì pare scontato, ma molti osservatori temono che i giudici mettano paletti rigidi a futuri interventi di questo tipo, invocando un ruolo di veto per il Bundesrat. La Slovacchia vuol rinviare a dicembre l’ok al fondo salva Stati mentre ieri la Germania e l’Olanda hanno provato (senza troppo successo) a convincere la Finlandia a non pretendere garanzie supplementari in cambio del sostegno ad Atene. Tra i Paesi a rischio, invece, volano gli stracci. Il portavoce del governo spagnolo Josè Blanco ha accusato ieri senza giri di parole l’Italia per «le turbolenze di questi giorni». «Il piano di risanamento di Roma – ha aggiunto – ha perso rigore in pochi giorni». E l’Italia – gli ha fatto eco il Financial Times – «sarà  arbitro del destino dell’euro». L’esecutivo iberico dovrebbe approvare oggi con voto bipartisan l’inserimento del pareggio di bilancio tra i vincoli della Costituzione mentre il governo di George Papandreou dovrebbe girare oggi al fondo per le privatizzazioni la Depa (gas), Helpe (l’Eni ellenica) e un pacchetto di immobili pubblici in vista di una vendita in tempi rapidi.
A trainare ieri il ribasso delle Borse continentali (scivolate ai minimi degli ultimi due anni) sono stati in particolare i titoli del settore auto – nel timore di una nuova recessione – e i bancari. «La situazione attuale mi ricorda da vicino quella del 2008 alla vigilia del crack della Lehman – ha detto pessimista il numero uno di Deutsche Bank Josef Ackermann – e le prospettive per il settore del credito non sono di certo rosee».
Wall Street, malgrado le difficoltà  dell’economia Usa, resta per ora concentrata sui guai dell’eurozona. Ieri i listini a stelle e strisce hanno aperto con cali superiori al 2% prima di recuperare un po’ di terreno in vista della chiusura con una flessione ridimensionata (-0,88% il Dow Jones e –0,26 il Nasdaq). L’intervento della Banca svizzera ha rivoluzionato invece la graduatoria dei beni rifugio togliendo dalla lista (almeno per il momento) il franco svizzero. Gli investitori a caccia di porti sicuri hanno continuato così ad orientarsi sui titoli di Stato Usa (il rendimento sui decennali è sceso all’1,97% il minimo da inizio 2009) e sui Bund.


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