by Sergio Segio | 14 Settembre 2011 6:45
«Finalmente il processo è partito e sono sicuro che ci saranno profondi mutamenti. Io non ho alcuna intenzione di rendere più difficile questo cambiamento e quindi posso ora sostenerlo e, al termine del mio mandato, non mettermi in mezzo», ha detto il vicepresidente Mario Artali che è stato appena nominato presidente del gruppo farmaceutico Sigma Tau. L’ipotesi di uno spacchettamento del consiglio tra “sorveglianza” e “gestione” verrà esaminata da un comitato esecutivo martedì prossimo mentre un nuovo cda è stato convocato per il 27 settembre. L’obiettivo è quello di arrivare a una definizione del nuovo assetto entro la fine di settembre in modo da poter avviare ufficialmente l’iter per l’aumento di capitale come richiesto da Banca d’Italia. Ma il tutto potrebbe essere anticipato dal via libera della Consob al prospetto informativo per il quale sono state chieste informazioni aggiuntive.
Il passaggio al sistema dualistico sembra fatto apposta per far entrare il nuovo socio Sator, la società di diritto europeo controllata da Matteo Arpe pronta a versare fino a 200 milioni nella banca in cambio delle leve della gestione operativa che sarebbe affidata allo stesso Arpe. Questa possibilità , che i sindacati interni stanno da diversi giorni valutando con favore, è stata però osteggiata apertamente in consiglio dal presidente Massimo Ponzellini che, secondo alcune voci raccolte tra i presenti, ha minacciato le proprie dimissioni se non veniva approvato un comunicato stampa contrario all’ingresso del finanziere milanese. E così in effetti è stato, visto che il cda ha pubblicamente affermato che sono «prive di fondamento le notizie su possibili cordate di investitori istituzionali nonchè sull’ingresso di nuovi manager-azionisti».
L’apporto di capitali freschi sembra però indispensabile alla riuscita dell’aumento di capitale per il quale in questo momento, viste le condizioni avverse dei mercati, risulta impossibile formare un consorzio di garanzia per il buon esito dell’operazione. L’idea di Mediobanca, che era stata incaricata a giugno di formare il consorzio, è di far slittare l’aumento alla fine dell’anno nella speranza che le condizioni dei mercati migliorino e che il cambio di governance invogli gli investitori istituzionali a scommettere sulla banca. Ma è un gioco molto pericoloso perché in mancanza di un aumento da almeno 900 milioni – sempre che sia confermata la fusione tra Cassa di Alessandria e Banca di Legnano entro fine anno – la Banca d’Italia potrebbe procedere al commissariamento della banca. Un’eventualità che è stata evidenziata ai consiglieri dallo stesso Ponzellini descrivendo la durezza dell’incontro avuto in via Nazionale con il vice direttore generale Anna Maria Tarantola. Ieri il titolo Bpm ha recuperato una piccola parte delle perdite degli ultimi mesi chiudendo con un guadagno dell’8,35% a 1,363 euro e passando per una sospensione per eccesso di rialzo. Ma a questi livelli di prezzo l’aumento di capitale è pressoché infattibile poiché comporterebbe un concambio tra azioni vecchie e nuove troppo penalizzante per le prime.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/09/bpm-vuol-separare-gestione-e-controllo-ponzellini-frena-sullaingresso-di-arpe/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.