Blocchi e proteste a Termini Imerese. Oggi manifestazione a Palermo

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Hanno deciso di scioperare, portando le loro rivendicazioni oggi davanti al palazzo della Regione a Palermo. Ieri, gesti di protesta si sono susseguiti per tutta la giornata, compresa l’occupazione di alcuni uffici del comune di Termini. «È un’azione dimostrativa – ha detto il segretario della Uilm di Palermo, Vincenzo Comella – affinché l’opinione pubblica abbia presente il problema». Il presidente della regione, Raffaele Lombardo, ha cercato di rassicurare i lavoratori, pur ritenendo legittime le preoccupazioni espresse. «Stiamo scegliendo un’impresa (la DR di Macchia d’Isernia, ndr) che ci offre delle garanzie e che scelga Termini come capitale della sua attività  – ha detto Lombardo – La Regione ha fatto cento volte più del giusto riconfermando i propri impegni finanziari». Lombardo oggi sarà  a Roma per incontrare il ministro delle Attività  produttive e discutere di ulteriori piani. Le nuvole restano comunque nere sul cielo di Termini, per la la situazione occupazionale. Perché le proposte in campo sembrano non riuscire ad assorbire tutti i lavoratori del sito siciliano. «Chiediamo al governo una convocazione per verificare la fondatezza delle offerte sinora presentate – hanno detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom e Enzo Masini, coordinatore nazionale del settore auto – I piani selezionati prevedono che gli occupati futuri potranno essere 1.600 a fronte degli attuali 2.200, tutto ciò però tra 4-5 anni e se tutte le iniziative previste avranno effetto positivo». «Allo stato attuale non esistono nemmeno sulla carta le garanzie di occupazione degli attuali dipendenti – ha aggiunto Landini – Il governo non deve permettere alla Fiat di cessare l’attività  fino a quando non ci sarà  una risposta adeguata allo sviluppo del territorio». Il piano del ministero per lo Sviluppo economico per salvare la fabbrica di Termini include, oltre alla proposta di costruire automobili di DR Motor (che in realtà  assembla carrozzerie dal fornitore cinese Chery e motori comprati da Fiat e in Austria), anche progetti non legati alle quattro ruote.


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Infine il presidente dell’Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, ha dovuto ordinare un’inchiesta sulle denunce di stragi avvenute a Mesuji, distretto di Lampung, e in altre località  del sud di Sumatra, una delle più grandi isole che compongono l’arcipelago indonesiano. Ci sono voluti un video, le testimonianze degli abitanti di quei villaggi, le reazioni allarmate di organizzazioni per i diritti umani e perfino delle Nazioni unite – e infine una manifestazione di decine di residenti del villaggio di Mesuji, che il 14 dicembre hanno protestato di fronte alla Camera dei Rappresentanti nella capitale Jakarta contro le violenza e le intimidazioni da parte delle imprese dell’olio di palma (ne hanno riferito le reti indonesiane per la giustizia ambientale, come Walhi, e numerose reti internazionali tra cui l’italiana Salvaleforeste.it).

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