by Sergio Segio | 5 Settembre 2011 6:58
ANCONA — «Qualcuno, oggi, vorrebbe che la Chiesa tacesse» e «rimanesse in sacrestia», ma il cardinale Angelo Bagnasco non se ne cura e con Tommaso d’Aquino («a ciascuno il suo») ricorda che «lo scopo della politica è la giustizia», il bene comune: «Inseguire desideri o esigenze puramente singolari, trascurando i bisogni generali, è ingiusto anche se può essere conveniente per assicurarsi un consenso di parte». La mattina il presidente della Cei concelebra la Messa nell’area Fincantieri del porto di Ancona, sul palco a ridosso del gigantesco carroponte dove fra una settimana Benedetto XVI, che manda la sua benedizione all’Angelus, arriverà a concludere il congresso eucaristico: si prega «per la ripresa economica e del lavoro» ed è davanti a migliaia di fedeli, le avanguardie dei trecentomila attesi in settimana, che lo stesso cardinale Giovanni Battista Re, come «legato pontificio» a rappresentare il Papa, esorta i fedeli a dare «un contributo al bene comune» e «alla vita sociale e politica, che oggi ha bisogno più che mai di un colpo d’ala che porti ad un reale rinnovamento nell’onestà , rettitudine morale, giustizia e solidarietà ».
Ed è il medesimo disagio per lo stato delle cose che più tardi, arrivato nel pomeriggio a Frascati, sarà il presidente della Cei ad esprimere in una raffinata «lectio» su «Chiesa e politica» alla «scuola estiva» del Pdl, ovvero alla Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello e all’associazione «Italia protagonista» di Maurizio Gasparri.
Bagnasco ricorda con il Papa che la Chiesa «non è un’agenzia politica» e «in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico» ma rivendica la «dimensione pubblica della fede». E insiste su quei «valori non negoziabili» — vita, famiglia, libertà religiosa ed educativa — che hanno precedenza in quanto, ha spiegato più volte, «fondano» anche quelli sociali. Va bene la politica come arte della mediazione, «ma vi sono dei principi primi che qualunque mediazione distrugge» ed «esistono valori per i quali vale la pena morire» perché «dove non c’è nulla per cui valga la pena di morire, là è difficile anche vivere».
Però non basta, il discorso è rivolto a tutti. Di là dagli interessi «singolari», va recuperato il senso della politica come «amore per la polis» e «forma alta di carità ». Anche ad Ancona il cardinale Bagnasco ha esortato «a ritrovare insieme la strada di un bene condiviso» e ricordato come la fede abbia «contribuito a plasmare l’identità profonda del nostro popolo ben prima della sua stessa identità politica». Così a Frascati il presidente della Cei spiega che «il popolo si differenzia da una moltitudine perché ha un’anima» e anche i popoli, come le persone, vanno rispettati: «L’anima non è di ordine economico o politico, ma di ordine spirituale e morale. E se la politica non rispetta l’anima della Nazione, fatta di gente e di terra, di storia e di cultura, tradisce il popolo in ciò che ha di più profondo e caro, anche quando sembra dimenticare le sue radici». Quei «valori» cristiani che parlano alla «buona ragione» di tutti, «intaccare i valori spirituali e morali di una società , è attentare alla sua integrità e unità ». Così cita Thomas Eliot, «se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura». E sospira: «Il dovere della Chiesa è dire ciò che deve perché l’umano non scompaia dal mondo e la società non diventi dei forti e dei furbi, cioè disumana».
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