by Sergio Segio | 25 Settembre 2011 7:09
Che succede adesso che si annuncia un nuovo bagno di sangue? Il sentimento di umanità che aveva ispirato (giustamente) l’Onu a chiedere il cessate il fuoco quando Gheddafi attaccava, scompare ora che le sorti della guerra si sono rovesciate. Misurata era una città martire perché assediata. Anche Sirte è una città assediata, ma non è definita dai media città martire, bensì «ultimo bastione del potere di Gheddafi», «città del raìs». Tanto basta per disinteressarcene e far cessare il senso dell’umanità . E così non si chiede il cessate il fuoco ma si attende la battaglia finale.
Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, tace di fronte al bagno di sangue che le truppe del Cnt annunciano se le truppe lealiste non si arrendono. Provate a trovare su Google notizie su Ban Ki-moon, qualche sua reazione all’assedio di Sirte: non ve ne sono. Una scena da Ponzio Pilato. Questo segretario generale dell’Onu appare uno spettatore. Non muove un dito per fermare i massacri, se sono approvati dalla Nato. Non solo. Nella totale inerzia dell’Onu, l’unica cosa che questo segretario intraprende è quella di spianare la strada ai nuovi vincitori filo Nato, quelli che garantiranno contratti petroliferi a prezzi vantaggiosi. Leggete qui: «Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare una missione di appoggio in Libia della durata di tre mesi per sostenere il nuovo governo nella transizione».
Alcuni ritengono che occorra abbattere un dittatore come Gheddafi con ogni mezzo. Il fine giustifica i mezzi? Allora siamo di fronte al machiavellismo in versione Nato. Anzi, in versione Onu. All’Onu che oggi consente azioni fuorilegge dovremo opporre l’Onu della legalità internazionale e della tutela di quei civili. Quell’Onu nata dal sacrificio di tante persone dopo la seconda guerra mondiale per porre termine alla guerre. Quell’Onu che oggi è assente in Libia. Perché le nazioni che dovrebbero far rispettare la risoluzione (e imporre al Cnt di far cessare l’assedio) sono le stesse che sperano di ottenere dal Cnt la tutela dei propri interessi petroliferi.
Questa è la ragione inconfessabile per cui oggi l’Onu tradisce il proprio compito. Ma ancora più grave è il silenzio del segretario generale, quel Ban Ki-moon che avrebbe dovuto impegnarsi con tutte le sue forze a «salvare le future generazioni dal flagello della guerra», come recita la carta fondativa dell’Onu. Che spettacolo sconfortante vedere il senso morale agire a intermittenza. Alla marcia Perugia-Assisi dovremo portare un’altra idea dell’Onu, per evitare che il discredito di questi giorni non travolga per sempre l’idea di una istituzione internazionale che era nata per far cessare la guerra mentre oggi assiste inerme alla strage annunciata. Che pena constatare la complicità e l’inerzia di un Segretario generale dell’Onu che non osa neppure pronunciare le parole per cui lo paghiamo: «Cessate il fuoco».
* Peacelink
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