Assedio all’oasi dei Gheddafi civili in trappola a Bani Walid

by Sergio Segio | 5 Settembre 2011 6:47

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TRIPOLI – Tremano le ultime roccheforti, attorno al clan Gheddafi resta forse solo il deserto. In attesa che i lealisti di Sirte si rendano conto che la guerra è ormai decisa, ieri è andato avanti il braccio di ferro per Bani Walid, che i ribelli vorrebbero conquistare solo con la trattativa. Nonostante i proclami trionfalisti di radio Libia libera, l’emittente di Misurata che fa da megafono ai ribelli, la città  di sud-est fino a tarda sera non si era arresa: il comitato dei saggi cittadini stava valutando le proposte dei rivoltosi, le cui truppe sono ferme a una sessantina di chilometri in attesa di ordini. I gheddafisti avrebbero voluto lasciare Bani Walid conservando le armi, e chiedevano allo stesso tempo che gli uomini del Cnt entrassero nell’abitato disarmati. Questi ultimi, invece, chiedono che i lealisti abbandonino la città  senz’armi, o dovranno accettare lo scontro. Il timore dei ribelli è che gli uomini fedeli al vecchio regime possano cercare vendetta sui civili oppure usarli come scudi umani. A rendere la situazione dei civili ancora più difficile, la scarsità  di acqua e cibo, la mancanza di corrente elettrica e la fine delle scorte di medicinali nell’ospedale.
Ma anche se ieri sera si era arenata, la trattativa è ancora aperta. I lealisti avrebbero chiesto e ottenuto dai ribelli l’impegno a un trattamento corretto ed eventualmente a un processo equo per gli abusi commessi nei giorni della rivolta. Secondo Al Jazeera, le forze rivoluzionarie hanno già  trovato un accordo con i saggi della città : sarebbe ormai questione di ore prima che le truppe degli insorti possano entrare pacificamente. La presa senza combattere e l’apertura verso i lealisti sembra andare nella direzione voluta anche dagli alleati occidentali. Fra gli altri, anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini chiede che si pensi da subito alla Libia di domani, senza dunque spazzare via l’intera classe dirigente di Gheddafi.
Diversa sarebbe la sorte del raìs e dei suoi figli più bellicosi, che si erano rifugiati proprio a Bani Walid, mentre il resto della famiglia riparava in Algeria. Nei giorni scorsi in certe zone della città  è apparsa la bandiera tricolore di re Idris, simbolo della rivoluzione anti-Gheddafi. Era un segno inequivocabile che anche nella tribù Warfalla e nei suoi clan ci sono posizioni diverse. Due giorni fa qualche miliziano segnalava di aver visto un convoglio lasciare la città  in tarda serata: l’ipotesi è che fossero il colonnello, Seif al-Islam, Mutassim e Saadi, diretti verso un rifugio più affidabile. Gli uomini del Cnt sostengono di sapere dov’è ora Gheddafi. Ma è difficile sfuggire all’impressione che anche questo sia l’ennesimo proclama utile per galvanizzare i combattenti, come quelli diffusi nei giorni scorsi, tutti sostanzialmente infondati.
Potrebbe essere invece sepolto a Bani Walid l’altro figlio del colonnello, Khamis Gheddafi: secondo il Cnt è sicuramente morto vicino a Tripoli. Con lui sarebbe morto anche Muhammad Senoussi, figlio di Abdullah, l’ex capo dei servizi segreti e fedelissimo numero uno di Gheddafi.

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