Assange, crociata via Twitter «Boicottiamo il Guardian»

Loading

Il primo tweet è stato diffuso alle due e mezza di ieri pomeriggio dall’account dell’organizzazione che pare sia gestito direttamente da lui: «Il Guardian — è il testo — ha iniziato una campagna per diffamare Assange dopo che Wikileaks lo ha abbandonato come partner lo scorso anno. Boicottatelo». Poi ne sono seguiti altri, uno ogni due minuti. «Qualsiasi accordo con il Guardian non vale. Non firmate mai un contratto con il Guardian». Ad uno dei testi è anche allegato il contratto firmato l’anno scorso dal direttore del giornale Alan Rusbridger in cui era chiaro l’impegno a non divulgare a terzi il contenuto del «pacchetto numero 3». Invece la password è apparsa a chiare lettere nel libro di David Leigh Wikileaks: inside Julian Assange’s war on secrecy. Il giornalista si è poi difeso dicendo che quella chiave era solo temporanea. E ieri su Twitter si sfogava così: «È veramente strano essere l’obiettivo di una montagna di velenose bugie. Grazie a Wikileaks. D’ora in avanti sarò molto più comprensivo verso i politici».
Julian però la pensa diversamente e ieri ha diffuso tutti i 250 mila cablo del Dipartimento di Stato privi di qualsiasi censura addebitando la mossa al comportamento scorretto del Guardian. Ma forse il giornale è solo un capro espiatorio. A quanto sembra il biondo australiano meditava da tempo la mossa. Lo scorso novembre in una riunione con i suoi fedelissimi a Ellingham Hall, la dimora nell’est dell’Inghilterra dove si è rifugiato in attesa della decisione sulla sua estradizione in Svezia, il leader dell’organizzazione aveva manifestato chiaramente l’intenzione di far uscire «in qualche modo» il materiale. A rivelarlo è stato il 2 settembre James Ball un ex attivista di Assange in un articolo apparso sul sito del Guardian dal titolo «Perché ho voltato le spalle a Wikileaks». L’informazione è stata confermata ieri dall’agenzia di stampa Reuters che ha avuto modo di visionare un resoconto scritto del meeting in cui si riferisce di «una conversazione accesa su come rilasciare i cablo».
Quindi perché questa «vendetta» contro lo storico giornale britannico? Quale che sia il motivo gli internauti non hanno accolto i tweet con entusiasmo. Anzi molti parlano di «campagna sbagliata», dicono di sentirsi traditi e rendono omaggio al lavoro dei giornalisti del Guardian. Alla fine, insomma, l’appello al boicottaggio di Assange potrebbe rivelarsi un boomerang soprattutto in un momento in cui la sua popolarità  è decisamente in picchiata.


Related Articles

Anno 2012, la rivincita della vecchia televisione

Loading

La rinascita dei tg. E la gara sul filo della notizia con il web. Il popolo televisivo nel sondaggio Demos-Coop sul gradimento dei media

Il 2012 è l’anno di Monti. Non solo dal punto di vista politico, ma anche dell’informazione. Del rapporto fra gli italiani e i media. L’intreccio fra Rai e Mediaset, quasi indissolubile al tempo del governo Berlusconi, si è allentato. RaiSet si è spezzata. Almeno, agli occhi degli italiani. È ciò che emerge dal sondaggio di Demos-Coop, per l’Osservatorio sull’informazione, pubblicato oggi.

I 418 messaggi di Claudio Magris

Loading

La tecnologia ci sottrae spazio e ci impedisce di vivere, amare, acquisire nuove conoscenze: siamo servi della gleba digitale, tartassati da squilli e vibrazioni

Erdogan sotto pressione dopo le rivelazioni di Seymour Hersh

Loading

Ankara smentisce di aver organizzato l’attacco chimico a Ghouta dello scorso anno denunciato dal famoso giornalista americano Hersh. Due reporter britanniche lasciano l’agenzia di stampa Anadolu: “Sulla Siria è il megafono del governo turco”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment