Alla cena con Bossi torna il pressing sulle pensioni

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MILANO — La missione, almeno per il momento, è compiuta: «Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti non sono venuti alle mani» scherzavano ieri alcuni deputati padani. Un buon viatico per la cena della sera, in cui ad incontrarsi sono stati il premier con Umberto Bossi e lo stesso Tremonti.

Con il passare dei giorni, Gianni Letta e lo stesso leader leghista pare abbian compiuto un autentico miracolo, se son veri i racconti riguardo l’ira di Silvio Berlusconi nei confronti del suo ministro. Il faccia a faccia della tregua è arrivato a 24 ore dall’incontro con cui Bossi e il super ministro hanno fatto il punto sul decreto sviluppo in arrivo, un provvedimento a cui il leader padano attribuisce grande rilievo: «Non possiamo soltanto bastonare».

Ma la cosa che più piace ai leghisti è che il decretone in arrivo sarà  in qualche modo «mirato». E pertanto, nella lettura che se ne dà  dentro il Carroccio, in qualche modo «nordista». Il punto, spiega un lumbard di Montecitorio, è che «le risorse “fresche” non saranno certo assegnate a pioggia. Verranno infatti concentrate soltanto su quelle realtà  che dimostrano di essere in grado di stare sul mercato. Certo, non ci sarà  alcun vincolo territoriale esplicito. Eppure, non credo ci siano poi tutte queste realtà  competitive al di sotto della Toscana… ». Insomma, niente risorse per il Sud? «Al Sud andranno i previsti fondi Fas. Ma il poco di nuovo che c’è, deve essere messo a frutto e assegnato a chi ha le gambe per correre».

Francamente, non è un po’ difficile che Silvio Berlusconi possa accettare un’impostazione di questo genere? Il deputato padano concede: «Massì, qualcosa Berlusconi e Tremonti avranno smussato, avranno reso il tutto più potabile… ». Il deputato si interrompe un istante. E poi sbotta: «Per assurdo che possa sembrare, il problema è che il premier si trova ormai ad essere il vero rappresentante del sud nel governo. È milanese, è vero. Vive in Brianza, è vero. Ma non c’è alcun dubbio che ormai il suo bacino elettorale e i suoi territori strategici siano al Sud. E peraltro, è lui il garante dei vari Saverio Romano e Gianfranco Micciché…». Il deputato tira il fiato e sogghigna: «È il presidente del Consiglio italiano: alla fin fine, la nostra controparte».

In realtà , molto ancora resta da capire. Da questo punto di vista, nemmeno è detto che possano bastare i giorni da qui al weekend: ancora non è chiaro se il Consiglio dei ministri che dovrebbe licenziare il decreto Sviluppo sarà  convocato o meno questa settimana: probabilmente no.

Eppure, ieri sera, Umberto Bossi con ogni probabilità  è stato costretto dal premier ad ascoltare una canzone già  sentita e pochissimo apprezzata. Raccontano diversi esponenti del Pdl, infatti, che Silvio Berlusconi ha annunciato di voler tornare alla carica con la madre di tutte le riforme, quella delle pensioni. «È questo — osserva un esponente pdl — l’unico e vero provvedimento strutturale che l’intera Europa si aspetta da noi, quello senza il quale ogni manovra significa il gettare soldi in un pozzo». Sono sempre i berlusconiani ad apparire assai più scettici che non i giorni precedenti riguardo alla «cabina di regia» sulle politiche economiche: «Qualche cambiamento ci sarà , Letta parteciperà  alle riunioni al ministero dell’Economia. Ma il rapporto tra Bossi e Tremonti non è stato minimamente scalfito dalle ultime vicende. Tanto è vero che la Lega, per Bankitalia, insisterà  su Vittorio Grilli, l’uomo del ministro».

Ad ogni modo, la situazione sembra tornata tranquilla abbastanza da consentire a Umberto Bossi di innervosire i presenti a palazzo Grazioli: il premier, Gianni Letta, Tremonti, Roberto Calderoli, Angelino Alfano, Giancarlo Giorgetti e Aldo Brancher. L’appuntamento era per le nove nella residenza romana del premier. Proprio l’ora in cui Umberto Bossi ha preso l’aereo da Linate.


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