Agosto caldo per l’inflazione, +2,8%

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MILANO – L’Europa del lavoro si ferma, quella dei prezzi no. Almeno in Italia dove l’inflazione torna a crescere, volando ai massimi dall’ottobre 2008: come a dire che il costo della vita è tornato ai livelli precedenti alla crisi, a quando Lehman Brothers non era ancora fallita. Ad agosto i prezzi sono aumentati dello 0,3% rispetto a luglio, del 2,8% rispetto ad un anno fa. Eppure la crisi non lascia intravedere spiragli di ripresa. E le stime sulla crescita del Pil, a livello globale, sono continuamente riviste al ribasso. A spingere la corsa sono, soprattutto, trasporti e carburanti legati alle continue oscillazioni del petrolio, condizionato dalle rivolte in Nord Africa, e dalla correlazione tra il prezzo del greggio e quello alla pompa.
Migliore la situazione nell’area euro dove i prezzi restano stabili ai valori di luglio, al 2,5%, ma le generalizzate tensioni inflazionistiche potrebbero mettere in allarme la Bce che continua a vedere nella stabilizzazione dei prezzi la propria missione. Dichiarando l’inflazione il nemico pubblico numero uno. Peggio ancora della disoccupazione. Certo gli esperti sono convinti che il contesto macroeconomico spingerà  la Banca centrale europea a lasciare invariati i tassi, ma qualche preoccupazione resta. Anche perché a luglio i prezzi alla produzione dei prodotti industriali sono aumentati dello 0,3% su giugno e del 4,7% rispetto a luglio 2010.
E mentre il governo non ha ancora escluso l’aumento dell’Iva, inizia la levata di scudi di tutte le associazioni di categoria. A cominciare da Federdistribuzione che attacca: «I prezzi salgono, i consumi calano». Confcommercio: «A spingere l’inflazione sono energia ed assicurazioni, mentre si conferma il ruolo deflazionistico dei beni e servizi offerti sui mercati liberalizzati, come nel caso degli alimentari freschi e dei servizi ricettivi e di ristorazione». Ma la Cia, l’associazione degli agricoltori, lancia l’allarme: «I prezzi nei campi calano, ma il carrello della spesa resta vuoto».
La fotografia dell’Istat lascia, comunque, poco spazio all’interpretazione. Ad agosto tutti i principali capitoli di spesa hanno segnato rialzi generalizzati dei prezzi, ad eccezione delle comunicazioni (+0,3 su luglio, -2,6% sul 2010) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (-0,4% rispetto al mese precedente, +1,8% rispetto a un anno fa).
Spiccano – tra gli altri – i rincari per le spese legate all’abitazione (+5,1% in un anno), dall’acqua all’elettricità , e per la voce trasporti (+1,6% su luglio, +7% sul 2010) che risente dei rincari legati ai carburanti: in un anno la benzina è aumentata del 16% e il gasolio del 20,3%.
Al netto dei soli beni energetici, quindi, il tasso di crescita tendenziale resta stazionario al 2,1%. In particolare a spingere i prezzi è il settore dei trasporti. A cominciare dagli aumenti registrati per il comparto marittimo e per vie di acque interne (+29,8%), che segnano un incremento del 61,4% rispetto ad agosto 2010 (era del +33,1% a luglio). Si registrano aumenti congiunturali consistenti anche per i prezzi del trasporto aereo (+17,3%), che crescono su base tendenziale del 5,1%. Infine, i prezzi del trasporto ferroviario passeggeri registrano un aumento rispetto a luglio pari all’1,1% e crescono del 9,7% su base annua. L’inflazione acquisita per il 2011 è pari al 2,6%.


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