Addio a Mino Martinazzoli, ultimo segretario della Dc

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MILANO — «L’ultimo segretario» se n’è andato ieri, a 79 anni. Mino Martinazzoli, il volto rugoso della Democrazia cristiana — guidata per poco più di un anno e fino al suo scioglimento nel nuovo Partito popolare italiano — è morto nella casa di Caionvico dopo una lunga malattia. I funerali si terranno domani, alle 15.30, nel Duomo di Brescia. Nella sua abitazione è stata allestita la camera ardente, per una veglia con gli amici più cari — tra i quali il sindaco di Castenedolo Gianbattista Groli — stretti intorno alla moglie, Giuseppina Ferrari. Ininterrotti, i messaggi istituzionali di cordoglio. Recentemente, Martinazzoli era stato contento di ricevere una lettera da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nato a Orzinuovi il 30 novembre del 1931, avvocato, Fermo Mino Martinazzoli per la Dc incarnò l’anima della sinistra politica, il pupillo di Benigno Zaccagnini. La sua carriera inizia negli anni Sessanta, con lo Scudo crociato di Brescia: entra nel consiglio provinciale e arriva a dirigerne l’amministrazione dal ’70 al ’72. Eletto senatore, è contemporaneamente consigliere comunale e capogruppo del partito a Brescia. Dopo diversi anni a Palazzo Madama, nell’83 viene nominato dal premier Bettino Craxi ministro della Giustizia, incarico ricoperto fino all’86. Guida poi da presidente il gruppo dei deputati democristiani e tra l’89 e il ’90 ritorna a fare il ministro, alla Difesa, nel sesto governo Andreotti, dimettendosi clamorosamente via fax dopo l’approvazione della legge Mammì da lui — e dagli altri 4 colleghi Sergio Mattarella, Riccardo Misasi, Calogero Mannino e Carlo Fracanzani — ritenuta del tutto inefficace per la regolamentazione del sistema televisivo. L’ultima volta da ministro fu tra il ’91 e il ’92, alle Riforme istituzionali e agli Affari Regionali nel settimo governo Andreotti.
Nell’anno di Tangentopoli è eletto per acclamazione segretario di un’agonizzante Balena bianca e in breve decreta la fine del partito e battezza il Ppi, di cui è il primo segretario. Deludente, l’alleanza realizzata con Mario Segni nel Patto per l’Italia per le politiche del ’94, l’anno di Silvio Berlusconi. Torna così a Brescia, da sindaco, candidato in una coalizione di centrosinistra che prefigura un Ulivo di là  da venire. L’ultima sfida sul campo è con Roberto Formigoni, nel 2000, per la Regione Lombardia: si ferma al 32%. Nel 2004 si schiera con Mastella ed è nominato presidente di Alleanza Popolare-Udeur.
Tra i tanti messaggi di saluto, ecco il ricordo di Marco Follini (Pd): «Martinazzoli era un uomo di grandi meriti e grandissima sensibilità . È stato impropriamente raccontato come il Celestino V della storia del cattolicesimo democratico. In realtà  ne è stato il Giovanni XXIII».


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