Abusi tra i Nocs, sentito il comandante trenta agenti chiesero di andare via

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Gli “investigatori” hanno voluto sapere direttamente dal numero uno la sua versione dei fatti che giorno dopo giorno continuano ad emergere dall’interno della caserma polifunzionale di Spinaceto. Il contenuto dell’audizione è rigorosamente top secret, ma a quanto trapela sembra che il dirigente si sia arroccato in una difesa strenua, sia pure a tratti imbarazzata, del proprio operato.
L’audizione di Gropuzzo è di fatto una sorta di atto preliminare dell’inchiesta interna, che a quanto pare gli uomini di Manganelli sono intenzionati a svolgere in tempi lampo. Agli atti sono già  finiti numerosi documenti tra cui gli articoli di Repubblica che nei giorni scorsi ha sollevato il caso, pubblicando anche le fotografie dell’anestesia, il rito a metà  tra il sadismo e il nonnismo che – stando a quanto raccontato da alcuni agenti non allineati – veniva utilizzato dal sottogruppo che si è andato formando negli anni per “battezzare” i nuovi arrivati.
Questo sottogruppo era diventato talmente potente negli anni, e soprattutto talmente violento, da rendere irrespirabile il clima all’interno della caserma: «Nel 2008 – racconta uno degli agenti che in questi giorni hanno deciso di sollevare il velo sulla situazione interna – si era arrivati alla cifra record di 30 richieste di trasferimento. Praticamente tre quarti del reparto. Il comando era disperato perché di lì a poco ci sarebbe stato il trentennale della creazione del Nocs. E quindi fece di tutto perché quelle domande venissero ritirate, ci promisero che le nostre lamentele sarebbero state ascoltate una a una. Noi le ritirammo. Ma le cose andarono avanti come prima», con pestaggi insensati, agenti con crisi depressive, e con il suicidio di Paolo De Carli.
«Aveva dei problemi personali grossi – racconta un ex Nocs – ma tutti sapevamo che era anche entrato in rotta di collisione con quelli del “sottocomando”, con i quali aveva anche finito per fare a botte». Il riferimento è all’ormai famosa rissa con l’agente Fernando Olivieri, già  indagato dalla procura di Roma per minacce e lesioni e ritenuto il leader del sottocomando. Anche questo episodio, con ogni probabilità , è destinato ad entrare a far parte dell’indagine voluta da Manganelli.


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