A picco le Borse europee spread record, Milano -4,83%

by Sergio Segio | 6 Settembre 2011 6:50

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L’Italia torna in trincea nella guerra dello spread. La tregua (apparente) è durata solo una settimana. Tempo di far digerire ai mercati il salvagente della Bce a Roma e Madrid. Ieri però il barometro della finanza europea è crollato di nuovo alla voce “tempesta”.
Il bilancio è da Caporetto: Piazza Affari ha perso il 4,83% bruciando 16 miliardi in poche ore. L’Europa ne ha mandati in fumo 254. Il nostro paese resta nell’occhio del ciclone: la differenza dei rendimenti tra i bund tedeschi e i nostri Btp – il termometro dello stato di salute dell’Italia – ha continuato ad allargarsi. Aprendo la giornata a quota 340 (13 punti più di venerdì) e chiudendola a quota 370. Il costo per assicurarsi contro il default tricolore è ai massimi storici. Ecco, ora per ora, la cronaca (e le ragioni) dell’ennesimo lunedì nero.
Ore 8.30. Partenza falsa. L’umore è basso già  dal primo mattino. I mercati non hanno digerito del tutto i dati sulla disoccupazione Usa (zero posti creati ad agosto). L’Asia si è adeguata al ribasso di venerdì a Wall Street. E a completare il quadro è arrivata la Caporetto di Angela Merkel alle elezioni regionali. «Qui rischiamo una partenza falsa alla Usain Bolt», scherzano gli operatori nella sala trading di una delle principali banche italiane. Sono facili profeti. Il tempo di appoggiare il caffè sulla scrivania, accendere il computer e lo schermo lampeggia le prime cattive notizie: «Btps 4 3/4 21: 5,38%. Dbr2 09/21: 1,98%». Numeri buoni per il lotto tra i non addetti ai lavori. Ma cifre che per i trader sono il primo colpo basso: «Spread a 340!», è il passaparola. È l’alba e i mercati sono già  in trincea.
Ore 9.00. Piove sul bagnato. Piazza Affari parte con un -2,17% che – viste le premesse – sembra quasi positivo. Ma dura poco. Tutta Europa mette la retromarcia. Crollano le banche, penalizzata dall’inchiesta aperta da Washington contro molti istituti accusati per lo scandalo dei subprime. Scivolano gli industriali che temono una recessione bis. «A questi prezzi non conviene comprare?» chiede un ascoltatore al programma di Borsa di Radio1. Gli risponde Ubs, la grande banca d’affari svizzera: i fondamentali non contano, la speculazione snobba i testi sacri dell’economia. Il consiglio degli gnomi di Zurigo? «Vendere!». Perché? «Tatticamente». A beh…!
Ore 10.30. Corto-circuito cds. Silenzio, parla Trichet. Il numero uno della Bce (che la scorsa settimana ha comprato 13,3 milairdi di titoli di Stato) prova a rassicurare i mercati. «L’Europa sanzioni i paesi con i bilanci in disordine». Dietro la lavagna i soliti noti: Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia. Parole che la bufera dei mercati si porta via in un attimo. Le Borse continuano a perdere terreno. Lo spread bund-Btp è arrivato a quota 348. I Cds, le famigerate polizze anti-default, vanno alle stelle. Quella sull’Italia è balzata al record di 422. Come dire che per assicurare 10 milioni di euro si paga una polizza di 422mila l’anno. La Grecia è oltre quota 1.700. E nessuno è al sicuro se è vero che la Francia aggiorna il suo massimo storico di 183.
Ore 13.30. L’allarme di Draghi. La via crucis continua. Gli antagonisti hanno occupato Piazza Affari a Milano. Ma la Borsa ha altre gatte da pelare: l’indice Ftse-Mib è giù del 3,1%, lo spread brucia quota 350. Le Cassandre sono scatenate. Standard & Poor’ – che con l’euro ha un conto aperto – silura da par suo gli eurobond. «Avranno il rating della Grecia: Cc». Mario Draghi prova a metterci una pezza. «Per la crescita servono riforme e non la bacchetta magica – dice con un chiaro riferimento alla manovra italiana –. E attenzione: gli interventi sui mercati della Bce non sono scontati». Messaggio ricevuto: alle 14.15 la febbre sugli spread è salita a 360.
Ore 15.40. La tragedia greca. Wall Street è chiusa. L’Europa continua a marciare nella stessa direzione: giù. E Piazza Affari (-4,5%) guida le danze. Molti big del listino finiscono in asta di volatilità  per eccesso di ribasso. Francoforte, mal comune mezzo gaudio, fa ancora peggio di Milano. Ma a rimettere i puntini sulle “i” ci pensa Angela Merkel: «Italia e Grecia sono in una situazione fragile – ammette –. Ma non posso pensare a un’uscita della Grecia dall’euro». Difficile spiegarlo ai mercati: il titolo di stato biennale ellenico rende il 49,82%, più del suo valore. In due anni (se Atene si salva) si raddoppia l’investimento. Roba da roulette.
Ore 17.00. La zampata di Moody’s. Ingelosita dalla mossa di S&P, anche Moody’s dà  il suo contributo alla Caporetto dei listini. Nel mirino, manco a dirlo, l’Italia che – ormai è chiaro – un po’ tutti considerano il ventre molle della Ue, il teatro scelto dalla speculazione per scatenare la battaglia finale contro l’euro: «Il rating è attualmente Aa2 ed è sotto osservazione per un declassamento», annuncia l’agenzia Usa, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato. L’euro perde colpi, Piazza Affari crolla a -5,5%.
Ore 17.30. Finale in mini-rimonta. Milano piazza una mini-remuntada di qualche decimale in chiusura. Poca roba però. La Borsa vale alla fine 329 miliardi, poco più della sola Apple. Sui bond il ballo continua. Alle 19.15 un Bund tedesco rende l’1,843% mentre i nostri poveri Btp decennali pagano il 5,537%. Aggiornamento dello spread: 370. Se il debito pubblico tricolore fosse fatto per intero di Btp, il conto degli interessi sarebbe salito di 2,85 miliardi l’anno. Oggi è un altro giorno, a Roma approda in Parlamento la manovra di Penelope, quella che si fa di giorno e si disfa di notte. Purtroppo, come dice Tremonti, nessuno ha la bacchetta magica. E alle 8.30 – garantito – riprende la danza dello spread.

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