Via libera Fiat a Grugliasco ma non Mirafiori

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TORINO – La Fiat conferma i 550 milioni di investimento a Grugliasco per realizzare un modello della Maserati. Certamente una buona notizia dopo mesi di braccio di ferro con i sindacati sul futuro di uno stabilimento che occupa un migliaio di dipendenti. L’annuncio dopo un colloquio tra Sergio Marchionne e il ministro del lavoro Maurizio Sacconi: «La decisione – motiva un comunicato del Lingotto – è stata presa basandosi sulle dichiarazioni del ministro che ha confermato la determinazione del governo a rendere operative le misure di interesse aziendale previste dal decreto del 12 agosto scorso».
Il riferimento della Fiat è a quella parte del decreto sulla manovra che vincola tutti i sindacati, anche quelli dissenzienti, ad applicare gli accordi che sono stati votati dalla maggioranza dei lavoratori interessati. Il decreto ha valore retroattivo e dunque coinvolge anche gli accordi di Pomigliano e Mirafiori contestati dalla Fiom. Il ministro Sacconi si dice soddisfatto dall’annuncio di Marchionne e sostiene che «l’ad di Fiat ha garantito la prosecuzione del programma Fabbrica Italia con immediata priorità  all’investimento di Grugliasco». Considerazioni positive vengono da tutti i sindacati con l’eccezione della Fiom che con Maurizio Landini giudica «incostituzionale» il decreto.
Ma l’annuncio di ieri a Torino accanto agli aspetti positivi contiene un risvolto che preoccupa tutti i sindacati. Nel comunicato non si fa infatti riferimento allo sblocco dell’annunciato investimento a Mirafiori, dove il piano di Marchionne prevede di realizzare due modelli di suv, uno con il marchio Alfa e l’altro con quello Chrysler. Un’operazione da un miliardo di euro che salverebbe il futuro della fabbrica, altrimenti destinata a produrre nei prossimi anni la sola Mito. La Fiat aveva annunciato che avrebbe congelato l’operazione proprio in attesa di sapere se gli accordi di Pomigliano e Mirafiori avevano validità  anche per i sindacati che non li avevano firmati. Ora che lo stesso Marchionne si dice soddisfatto dal decreto del governo, perché oltre a Grugliasco non sblocca anche Mirafiori? Il problema sarebbe legato alla convenienza economica di realizzare a Torino i suv (300 mila pezzi all’anno) destinati in gran parte al Nordamerica. Ad aggravare la situazione si aggiungerebbe il progressivo deprezzarsi del dollaro che finirebbe per aumentare il divario nel costo del lavoro tra Torino e Detroit. Tutte circostanze, le caratteristiche dei mercati e l’andamento dei cambi, che non erano molto diverse nei mesi scorsi, al momento dell’annuncio della realizzazione dei suv a Mirafiori. A pesare sulla bilancia potrebbero essere invece le nuove garanzie che la Chrysler sta trattando con il sindacato americano, attualmente in fase di rinnovo del contratto e le difficoltà  tecniche a realizzare una joint venture con la Chrysler in Europa. L’accordo con i sindacati Usa dovrebbe essere chiuso per il 14 settembre. Entro quella data si dovrebbe sapere se la produzione del suv verrà  confermata a Torino o se verrà  trasferita altrove com’era già  accaduto con i modelli Lo e L1 oggi in Serbia. In ogni caso il Lingotto ha confermato anche ieri la volontà  di investire nello stabilimento torinese.


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