Via 38 Province, abolite 50 mila poltrone

by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 7:10

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ROMA – Via la Provincia di Trieste, 236.556 abitanti. Via la Provincia di Siena, 272.638 abitanti. Per un pelo, via anche la Provincia di Pistoia, 293.061 abitanti. La manovra in tempo di crisi prevede una piccola rivoluzione: dalle prossime elezioni potrebbero venire soppresse 38 Province, quelle sotto i 300 mila abitanti, cioè circa un terzo del totale. E non solo. Anche i Comuni avranno la loro parte di tagli, con la fusione di quelli sotto i mille abitanti. Che non sono pochi. L’Italia, insomma, smetterà  di essere il paese degli 8.000 comuni.
INDENNITà€ PARLAMENTARI
Insieme a questa stretta sugli enti locali, però, il governo imprime anche un giro di vite sui redditi dei parlamentari: arriva un “contributo di solidarietà ” anche per deputati e senatori pari al 10% per i redditi tra i 90 mila e i 150 mila euro e del 20% per quelli oltre i 150mila. Esattamente il doppio di quanto previsto per dipendenti pubblici e privati. Inoltre, per gli onorevoli, il contributo di solidarietà  non sarà  deducibile come accade per tutti cittadini. Infine, forse, la misura più sostanziosa, almeno da un punto di vista simbolico: un taglio netto del 50% dell’indennità  per il parlamentare che ha un reddito uguale o superiore alla stessa indennità . Ciò vuol dire che da Niccolò Ghedini a Giuseppe Consolo, da Antonio Angelucci a Santo Versace, ai primi posti per guadagni tra i parlamentari nell’ultima dichiarazione dei redditi, molti si vedranno decurtata della metà  la loro indennità  di onorevoli. Gli effetti, sia in termini di risparmi sia in termini di consenso, vanno ancora calcolati.
VOLI BLU
Un altro provvedimento d’impatto è quello che prevede che parlamentari, amministratori pubblici e dipendenti dello Stato viaggino in aereo solo in classe economica.
COMUNI
Se da un lato è previsto un accorpamento per i comuni inferiori a mille abitanti, dall’altro, ieri sera Silvio Berlusconi ha specificato che tali piccoli comuni verranno «gestiti solo dal sindaco».
PROVINCE
La manovra impatterà  su 38 Province, un terzo del totale, molte delle quali di recente formazione, come quelle sarde nate dieci anni fa: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Via tutte. Ma l’isola, tra le più colpite dalla riforma, vedrebbe eliminata anche la provincia di Oristano. Per difendere gli enti, ieri è intervenuto Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari: «Tutte le otto province della Sardegna sono intoccabili perché la Regione ha competenza primaria in forza dello statuto speciale». Nel resto d’Italia, invece, sparirebbero completamente le province del Molise: via Campobasso che ha 231mila abitanti e via Isernia, 88mila, nata nel 1970. In questo caso, resta il dubbio che le due province possano essere accorpate per non far sparire completamente l’ente intermedio tra Regione e comune capoluogo.
CONSIGLIERI REGIONALI
La manovra prevede anche la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori regionali ed anche un taglio alle loro indennità .
TAGLIO ALLE POLTRONE
Grazie a questi tagli, secondo il governo, potrebbero venire eliminate oltre 54 mila poltrone tra province, comuni e Regioni. Bisognerà  intervenire sulle assemblee elettive a livello locale, con gradualità  a seconda delle scadenze elettorali. Ma intanto la mezza rivoluzione prevista dal governo si trascina dietro polemiche e resistenze. Insorge l’Upi, l’Unione delle province italiane, e lo fa con il presidente del consiglio direttivo, Fabio Melilli, alla guida proprio di una delle province a rischio, Rieti, l’unica nel Lazio che potrebbe saltare. «I nostri governanti – afferma Melilli – confondono i costi della politica con le istituzioni». Per l’Upi, quella del governo è una riforma al contrario, alla luce del dibattito in corso da anni «sull’opportunità  di cancellare le Province nelle grandi aree urbane, per dar vita finalmente alle città  metropolitane. Ed invece si cancellano piccole Province e piccoli Comuni».

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