Unicredit raddoppia i profitti e prepara la campagna d’autunno

by Sergio Segio | 4 Agosto 2011 6:28

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MILANO – Unicredit pubblica i conti del secondo trimestre, migliori delle previsioni e che puntellano l’azione a 1,147 euro, +1,77% e tra le poche blue chip positive a Piazza Affari. La foto contabile è scattata a fine giugno, e ancora non comprende i danni che patiranno gli istituti per l’attacco all’Italia. Ma, grazie al lavoro di provvista anticipato svolto dalla sua tesoreria – il piano di finanziamento da 27 miliardi per tutto il 2011 è stato completato per l’85% – l’amministratore delegato Federico Ghizzoni ha potuto affermare che «l’obiettivo di utile netto 2011 stimato dagli analisti (pari a 2,6 miliardi, ndr) lo consideriamo sicuramente possibile». Tanto bastava ai compratori, in una seduta in cui la rivale francese SocGen ha perso il 9% per avere diffuso un utile trimestrale in calo del 31% e affermato che mancherà  gli obiettivi di profitto al 2012.
La seconda trimestrale tiene il netto a 511 milioni, nettamente più dei 148 milioni di un anno prima e anche più dei 471 milioni previsti dalla media degli analisti. A livello semestrale, l’utile sale a 1,32 miliardi (+97%). Il succo, spiegano gli addetti ai lavori, è il seguente: utili da trading oltre le attese (pari a 290 milioni, comunque meno dei 700 milioni di gennaio-marzo) e rettifiche su crediti in brusco calo a 1,18 miliardi, 535 milioni meno di un anno prima e 323 meno che nel primo trimestre. In percentuale, Unicredit perde 96 centesimi ogni 100 euro prestati, ed è la prima volta dal 2008 che scende sotto 100 punti base. La flebile ripresa del 2010 ha invertito il ciclo delle perdite su crediti, e secondo Ghizzoni «credo che il trend positivo del costo del rischio sia sostenibile».
I ricavi trimestrali sono in lieve rialzo a 6,45 miliardi, di cui interessi netti in contenuto calo a 3,9 miliardi e commissioni scese a 2,09 miliardi (da 2,17). In lieve rialzo i costi operativi, a 3,92 miliardi. Il risultato avrebbe potuto essere anche migliore, se 135 milioni lordi non fossero andati a svalutare i bond sovrani greci, in ottemperanza con il pacchetto di aiuti studiato dall’Ue che prevede un taglio del 21% dei crediti dei privati. Unicredit, esposta per 535 milioni sulla Grecia, ha deprezzato del 25% tutto il suo portafoglio.
A livello patrimoniale, l’indice Core tier 1 a fine giugno è salito di 6 punti base al 9,12%, come conseguenza dell’utile di periodo e della crescita «estremamente modesta» degli attivi ponderati per il rischio. Le congetture su di una terza ricapitalizzazione in arrivo a fine anno, diffuse tra gli investitori, da ieri soppesano anche quanto detto ieri da Ghizzoni: «Il patrimonio primario è già  salito, ma vogliamo aumentarlo ancora, anche tramite azioni di capital management che elaboreremo e annunceremo nel piano strategico». Piano annunciato per il quarto trimestre 2011. «La tempistica è confermata, anche se abbiamo la necessaria flessibilità  per rinviarlo, in base alle condizioni di mercato». Il termine inglese denota vendite o quotazioni di attivi, per aumentare il patrimonio. L’anno scorso Unicredit ci aveva provato con Pioneer, marchio del risparmio gestito di cui si sono cercate, senza esito, la vendita o la fusione con analogo polo di Intesa Sanpaolo.

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