Una bomba tira le altre

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 GERUSALEMME.Un triplice attacco nel sud dello stato di Israele ha fatto ieri 14 morti, tra cui sette civili, e almeno 26 feriti, secondo un bilancio ancora provvisorio. La reazione è stata immediata: l’esercito israeliano ha bombardando la Striscia di Gaza provocando almeno sei vittime.

Tutto è cominciato intorno a mezzogiorno, quando un gruppo di uomini armati di pistole, kalashnikov ed esplosivo ha lanciato un assalto combinato a una ventina di chilometri a nord di Eilat, località  turistica sul Mar Rosso al confine con l’Egitto: colpiti un autobus, un veicolo militare israeliano e due automobili private. Il bus 392 della linea Egged, attaccato a colpi di kalashnikov sull’autostrada numero 12 tra la città  di Be’er Sheva a Eilat, trasportava civili e numerosi soldati israeliani che avevano appena lasciato le rispettive basi per il fine settimana. La pattuglia militare accorsa sul luogo è stata a sua volta colpita: testimoni raccontano di una serie di bombe lungo la strada esplose all’arrivo dei mezzi militari.
L’esercito israeliano ha risposto a quel primo attacco chiudendo l’area con posti di blocco; rintracciato e bloccato il veicolo degli attentatori, è scoppiato un conflitto a fuoco e 7 membri del gruppo armato sarebbero stati uccisi, ha detto un portavoce militare.
L’autista dell’autobus ha raccontato che gli attentatori indossavano le divise dei soldati egiziani, il che fa pensare che il commando sia penetrato in Israele dalla frontiera con l’Egitto. Con il passare delle ore l’ipotesi di un unico commando composto da quattro persone ha lasciato posto all’ipotesi di un attacco combinato da parte di più gruppi e almeno una ventina di miliziani. Un’ora dopo il primo attacco infatti due missili anti-carro hanno fatto saltare in aria due veicoli privati, ferendo sette persone e uccidendone sei, mentre al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza sono stati lanciati razzi verso Israele. Due elicotteri militari sono stati inviati nel luogo per evacuare i feriti, trasportati a Eliat e a Be’er Sheva.
Poco dopo il ministro della Difesa, Ehud Barak, si è detto convinto che l’azione sia strettamente legata alla Striscia di Gaza: «La vera responsabile di questo attacco è Gaza, risponderemo con forza e determinazione».
E La risposta è arrivata: dopo aver chiuso ieri il valico di Erez tra Gaza e Israele in entrambe le direzioni, e il confine di Rafah con l’Egitto, l’aviazione militare ha attaccato nel pomeriggio la Striscia. Ha colpito obiettivi nel nord e nel sud del territorio palestinese,Un primo bilancio parla di almeno sei morti, tra cui almeno un civile colpito in casa; altri sarebbero quattro membri del Popular Resistance Committee e Abu Sabri Enner, capo delle Brigate Salah Eddin, il braccio armato di un gruppo salafita islamico. A Gaza city ieri sera si sentivano gli aerei, ma l’agglomerato urbano è stato risparmiato.
Hamas ha negato il proprio coinvolgimento nella serie di attacchi di ieri attorno a Eilat, dicendosi però convinta che l’assalto sia la risposta ai raid israeliani che quotidianamente colpiscono la popolazione sotto assedio di Gaza. Secondo il leader di Hamas, Bardawil, nei giorni scorsi fonti giordane dei servizi segreti israeliani avrebbero informato Tel Aviv degli attacchi. Il mancato intervento, ha detto Bardawil, sarebbe dovuto alla tradizionale tattica israeliana: spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, impegnata nelle ultime settimane in movimenti sociali di protesta contro la politica economica del governo, sulla sicurezza dello Stato d’Israele. Poche ore dopo l’attacco, i leader del movimento di protesta hanno annunciato la sospensione di ogni manifestazione programmata per i prossimi giorni nelle maggiori città  israeliane.
L’attacco presso Eilat ha anche riaperto in Israele il dibattito sulle garanzie che un Egitto debole e traballante possa fornire alla sicurezza dello stato ebraico: da tempo Tel Aviv aveva detto di temere che militanti islamici potessero approfittare del vuoto di potere per sferrare attacchi contro Israele. «Un simile evento dimostra la debolezza dell’Egitto in Sinai», ha detto il ministro Barak. L’Egitto si difende, affermando di aver potenziato le misure di sicurezza al confine con lo Stato di Israele e di aver compiuto proprio ieri un raid nel Nord del Sinai, durante il quale sono stati catturati quattro militanti islamici in procinto di attaccare un gasdotto.


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