by Sergio Segio | 6 Agosto 2011 7:10
IL CAIRO.A Sharm el Sheikh imprecano, scuotono la testa. Proprio ora che la cittadina balneare più famosa del Sinai è libera dall’ingombrante presenza dell’ex raìs Hosni Mubarak sotto processo, ci si mette certa stampa straniera a dare un colpo basso alla ripresa del turismo. A sparare forte, ad esempio, è stato Il Giornale che in un articolo del 31 luglio dal titolo inequivocabile – «La primavera araba regala Sharm ad Al Qaida» – ha descritto il Sinai come un emirato salafita nelle mani di centinaia di mujahedin orfani di Bin Liden assetati di sangue e pronti a far polpette dei turisti stranieri. Articolo che ha fatto infuriare gli egiziani di Sharm e generato forte sdegno tra gli italiani in Egitto e che vi hanno letto cose, a loro parere, assolutamente diverse da ciò che vedono e vivono ogni giorno.
Il servizio del Giornale è un bollettino di guerra. Facendo riferimento all’inquietante attacco armato portato una settimana fa da presunti qaedisti contro una caserma della città di el Arish e ai ripetuti attentati al gasdotto che rifornisce Israele, il quotidiano della famiglia Berlusconi ha scritto che «la penisola del Sinai è diventata una roccaforte del terrore fondamentalista». Ricordando i gravi attentati avvenuti tra il 2004 e il 2006 nel Sinai e citando informazioni diffuse dai servizi segreti israeliani – che, si sa, sono notoriamente neutrali ed equilibrati quando parlano del mondo arabo -, l’articolo ha una conclusione alla Dario Argento: «Attorno al nocciolo duro dei beduini… si è ora formata una piccola legione straniera forte di centinaia di uomini dotati di armamenti pesanti. Un esercito accampato sulle dune intorno a Sharm el Sheik e pronto a trasformare in prede i turisti innamorati del Mar Rosso e della sua barriera corallina». Il sommario è da infarto: «A sei mesi dalla rivoluzione costata il posto a Hosni Mubarak il villaggio vacanze del Mar Rosso più amato dagli italiani è una cittadella della paura, una Fort Alamo circondata dai terroristi, un paradiso dove un soggiorno può costare la vita». Di conseguenza «si stava meglio quando si stava peggio», l’Egitto doveva tenersi il dittatore perché la transizione democratica aiuta i «terroristi».
A Sharm questi battaglioni di mujahedin pronti a massacrare gli occidentali proprio non li vedono. «Qui tutto è come sempre – spiega al manifesto Yasser Atallah, proprietario di un bazaar a Naama Bay – il clima è favoloso, il mare stupendo e noi egiziani siamo felici e ancora increduli per la nostra rivoluzione. Sappiamo che sarà un processo democratico difficile ma le cose andranno bene». Amr Abdel, un istruttore di immersione, è perentorio. «A Sharm non c’è alcun pericolo – dice Amr – tranne quello per noi lavoratori di essere licenziati per il calo turistico provocato da paure infondate». Confermano gli italiani che nel Sinai di fatto ci vivono e non fanno parte delle schiere «volo-Charter, 7 notti, tutto compreso» che affollano questa costa sul Mar Rosso. «Vengo spesso a Sharm el Sheikh. Gli egiziani sono gentili e allegri, tutto è così tranquillo», dice Mariella Marocca di Roma.
La milanese Annalisa Portioli, che dal Cairo si sposta appena può nel Sinai, non usa mezze parole: «Quello del Giornale è un articolo pieno di falsità , quasi ridicole – afferma – Gli egiziani sono sereni e sperano in una vera democrazia e in un rispetto reciproco nel diritto di tutti. Il pericolo viene anche da questo terrorismo mediatico che può causare ulteriori cali del turismo e mandare in rovina migliaia di famiglie». Concordano i pensionati Sirio e Rosa Pusceddu: «Viviamo a Sharm da più di 4 anni, è tutto tranquillo, questo posto è il massimo per la nostra salute e la nostra serenità ».
Forse per il Giornale questi egiziani e italiani sono soltanto degli incoscienti incapaci di vedere le scimitarre di al Qaeda pronte a tagliare loro la testa.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/08/turisti-in-polpette-a-sharm/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.