Tubercolosi nel reparto neonati primo contagio, è allarme a Roma

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ROMA – Se sia il primo caso di contagio o una semplice, seppur inquietante, coincidenza verrà  appurato nei prossimi giorni. Però è un fatto che una bambina di 5 mesi, nata il 22 marzo scorso al policlinico Gemelli, sia ricoverata da alcune settimane all’ospedale Bambin Gesù di Roma per tubercolosi. La stessa malattia riscontrata pochi giorni fa in un’infermiera del Gemelli che aveva accesso al nido di neonatologia e che potrebbe essere entrata in contatto con la bambina. «Nessuno può affermare con certezza che ci sia un nesso tra i due casi», ha spiegato Filippo Berloco, della direzione sanitaria del Gemelli. La stessa linea ribadita con forza anche dalla governatrice del Lazio, Renata Polverini.
Intanto, però, l’allarme è alto. In Regione è stata istituita un’unità  di crisi composta dal servizio Igiene e sanità  pubblica della Asl Roma E, Asp, Asl Roma F, Policlinico Gemelli, Bambino Gesù e Spallanzani per procedere ai controlli. Una procedura che terrà  impegnata l’unità  di crisi per i prossimi tre mesi. Tanto dureranno i controlli sui 1271 bambini nati al Gemelli tra il primo marzo e il 25 luglio, l’ultimo giorno in cui ha lavorato l’infermiera che si è ammalata di tubercolosi. Ieri è stato attivato l’ambulatorio ad hoc predisposto presso il policlinico Gemelli e, sempre ieri, è emersa la notizia del primo caso di ipotetico contagio. La bimba ricoverata al Bambin Gesù era stata portata in ospedale perché non cresceva come previsto. Dagli esami effettuati si è scoperta la malattia che invece, dopo alcuni controlli, è stata esclusa nei genitori.
Il caso, come avviene sempre per la tubercolosi, è stato segnalato alla Asl di riferimento così come è accaduto a fine luglio per l’infermiera del Gemelli. La stessa malattia per due persone che potrebbero essere venute in contatto nella stessa struttura. Una coincidenza plausibile per ipotizzare il contagio. Nonostante dal Gemelli avvertano che «si tratta di un caso “vecchio”, di una bambina nata a marzo, troppo presto perché l’infermiera fosse contagiosa». La Polverini prova a tranquillizzare le famiglie: «Non bisogna creare allarmismo, non c’è un allarme tbc. La situazione è sotto controllo, i dati che abbiamo sono assolutamente confortanti». I primi 25 bambini visitati ieri e sottoposti al test del quantiferon, secondo la governatrice «non avevano sintomi clinici della turbercolosi». Per avere qualche certezza, però, bisognerà  attendere almeno 48 ore dopo i primi test.
Nessun contagio, invece, è stato riscontrato tra gli adulti, i colleghi dell’infermiera che si è ammalata e che ora è stata sospesa dall’incarico a scopo precauzionale. Viene tenuta sotto controllo dall’ospedale Spallanzani ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Così come quelle della bimba ricoverata al Bambin Gesù, «in buone condizioni e senza febbre». Un elemento importante, vista la pericolosità  di una malattia che ogni hanno in Italia viene riscontrata ufficialmente in circa 5mila casi e che, tra gli effetti collaterali, se non curata, può portare anche a forme di meningite. Proprio per questo è scattato il protocollo («Avviato con il massimo rigore», ha tenuto a specificare Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario) che sta portando in questi giorni la Asl Roma E ad avvertire telefonicamente e per lettera le famiglie dei 1271 neonati al Gemelli. Ieri, tra le mamme giunte con i loro bambini al policlinico per i controlli, il sentimento prevalente era quello di cauta preoccupazione. Ma c’è anche chi, tra i genitori coinvolti, sta pensando ad avviare una class action contro l’ospedale Gemelli.


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