Tripoli, è guerra strada per strada mistero sulla sorte di Gheddafi
RASAJDIR (Confine tra Libia e Tunisia). Tripoli è in ginocchio, il regime si è sgretolato. La capitale festeggia, e pure è ancora in guerra. Rimasti in pochi, i fedelissimi di Muammar Gheddafi non gettano le armi, cercano il massacro finale. I ribelli conquistano un quartiere dopo l’altro, ma in quelli centrali si concentrano sacche di resistenza ostinate, soprattutto attorno alla cittadella fortificata di Bab Al-Azyzya. Un’ardita disperazione guidata dal figlio del raìs Khamis, che alla testa di quel che resta della sua 32esima brigata protegge il compound con i carriarmati, con i cecchini che dai tetti forse prendono di mira persino i bambini, come denunciano i ribelli. E, intanto, sulla città dove la gioia della liberazione è smorzata dal caos, aleggia il mistero sulla sorte del Colonnello.
Le voci sul raìs si rincorrono per tutta la giornata. Per al Arabiya non sarebbe più nel suo bunker, nel cuore di Tripoli, ma in un ospedale vicino al sobborgo di Tajoura. Altre fonti lo danno in Angola e in Sudafrica, ma Pretoria smentisce. Per il Pentagon il raìs sarebbe ancora a Tripoli. Di certo, la sua folle ostinazione nelle ultime 48 ore ha trasformato la città in un inferno. Dove i ribelli, sì, avanzano: secondo il ministro Franco Frattini solo il 10-15 per cento della città resterebbe sotto il controllo dei lealisti. «Sono poche centinaia, perlopiù stranieri», ha spiegato un combattente all’Ansa, mentre i suoi compagni dicevano di aver catturato mercenari subsahariani, ma anche ucraini. Nel pomeriggio, dopo aver arrestato la giornalista che due giorni fa aveva brandito una pistola in diretta minacciando i ribelli, hanno preso il controllo della tv di Stato: un altro potente simbolo del regime che crolla. E dell’aeroporto. «Andiamo avanti, ma lentamente» ammette uno degli ufficiali ribelli «perché non vogliamo il massacro». Massacro che invece sembrano volere a tutti i costi i superstiti gheddafisti. Se a Sirte hanno lanciato un missile Scud, poi intercettato dalla Nato, nella capitale i loro carriarmati sono stati visti uscire dal complesso di Bab Al-Azyzya e cannoneggiare alla cieca attorno a sé. Diversi testimoni hanno riferito che sostenitori di Gheddafi in abiti civili si aggirano per la città e sparano sulle auto e sulle persone. Non si risparmiano i giornalisti (quello della Bbc è rimasto coinvolto in una sparatoria e rimasto illeso), e neppure i bambini. Secondo SkyNews due bimbi sono stati colpiti dai tiratori del Colonnello: rispettivamente alla testa e allo stomaco. Così, in questo inferno, si attendeva la notte: nella speranza che i raid della Nato riuscissero a radere al suolo Bab Al-Azyzya, covo e simbolo di quel che resta del regime.
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