Tremonti in trincea

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ROMA — Prima un incontro con il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, per sbloccare i 7,5 miliardi per il Sud che saranno deliberati formalmente oggi dal Cipe. Poi, in serata, da Silvio Berlusconi per mettere a punto i temi dell’intervento alle Camere del presidente del Consiglio. A dispetto di chi lo vede ormai messo fuori gioco nello scenario politico interno, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, c’è. Impegnato ad assecondare le nuove mosse pianificate da Silvio Berlusconi, con lo steso piglio con cui affronta in queste stesse ore la nuova ondata speculativa dei mercati.
 La tenuta dell’esecutivo in questa fase, secondo il ministro, è indispensabile. Anche se il governo, continua a ripetere Tremonti, non può far molto sul piano domestico per arginare la tempesta che si sta di nuovo abbattendo sull’euro, puntando i suoi anelli più deboli. In Italia serve stabilità  politica e un maggior impegno per favorire la crescita, ma più che Roma, dice il ministro, la soluzione del problema è a Bruxelles e a Francoforte. Tutto ciò che può migliorare la situazione interna va benissimo, ma il problema, sostiene il ministro, va affrontato alla radice. E se appoggia la spinta sulle grandi opere e la ricerca di un fronte comune con le parti sociali voluta da Berlusconi, è soprattutto insieme alla Commissione Ue, agli altri ministri delle finanze dell’euro, e alla Banca centrale europea, che il ministro cerca di trovare le risposte giuste. Ieri ha preso il via un vortice di contatti tra le principali capitali europee.
Tremonti ha parlato a lungo con il commissario europeo agli Affari monetari, Ollie Rehn, poi con il presidente dell’eurogruppo, Jean Claude Juncker, con il quale ha concordato un incontro per stamane, in Lussemburgo. Ha sentito francesi e tedeschi e ci sarebbero stati contatti diretti anche con il governatore della Bce, Jean Claude Trichet. Ma non è solo il ministro dell’Economia italiano che si agita. Tutte le cancellerie europee, dall’inizio della settimana, sono in piena fibrillazione, le linee telefoniche bollenti. Il timore è quello di una nuova devastante tempesta estiva: in grande tensione non sono solo i differenziali tra i titoli di Stato tedeschi e quelli di Italia e Spagna. Ieri, come i titoli di Roma (385 punti base) e Madrid (oltre 400), hanno toccato record negativi anche gli spread del Belgio (200 punti) e pure quelli della Francia (arrivati a 76 punti base).
 Le decisioni del Consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo non sono state evidentemente giudicate sufficienti dai mercati, e le diplomazie economiche di tutta Europa sono alla ricerca di un nuovo argine. Così si ipotizza un ruolo più attivo della Banca centrale europea a salvaguardia della liquidità  e delle emissioni del debito dei paesi membri. E si torna a parlare soprattutto del Fondo salva Stati, per adesso solo abbozzato nelle sue grandi linee, perché ne sia accelerata la messa in opera effettiva, magari rafforzandola con un meccanismo di garanzie pubbliche fornite dagli stati sovrani della zona euro. La direzione verso la quale Tremonti spinge da tempi non sospetti.


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