Tremonti e Bankitalia, il blitz fallito su Grilli

by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 6:27

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ROMA — Il blitz non è riuscito. Ma stando a quello che è trapelato, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti lo ha tentato. Puntando a far passare nel decreto sulla manovra la designazione di Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro, al vertice della Banca d’Italia, in sostituzione di Mario Draghi che il 1o novembre si trasferirà  a Francoforte per guidare la Banca centrale europea. L’iniziativa del ministro è stata però bloccata dal capo dello Stato, cui spetta la firma del decreto di nomina del governatore dell’istituto di via Nazionale. Giorgio Napolitano ha infatti fatto sapere a Tremonti che se avesse insistito nel suo intento avrebbe negato consenso e firma. C’è da vedere quale sia stata a riguardo la posizione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a cui spetta invece il potere di proporre il nome del candidato prescelto. In ogni caso dal Colle è partito lo stop a ogni tentativo di bypassare le precise procedure che regolano la scelta dell’inquilino di Palazzo Koch. E che richiedono sul nome proposto dal premier la delibera del Consiglio dei ministri, ma anche il parere del consiglio superiore della Banca d’Italia che, secondo gli uffici legali dell’istituto di via Nazionale, deve essere ottenuto prima della decisione del governo. L’ultima parola spetta al presidente della Repubblica, che emana il decreto di nomina che non è certo un atto formale ma un assenso sostanziale. Insomma si tratta di una procedura complessa e articolata che richiede in pratica un ampio consenso. Che, visti il tentativo di Tremonti, la reazione di Napolitano e la mancata riunione del consiglio superiore della Banca d’Italia, sembra ben lontano dall’essere raggiunto. E non è un caso che proprio il capo dello Stato, per evitare confusione e contrasti sui nomi dei candidati, abbia chiesto sin dall’inizio, come garanzia per la trasparenza della scelta, il rispetto delle regole previste dalla legge. Che è quella sul risparmio proposta dall’allora governo Berlusconi e approvata dal Parlamento a dicembre del 2005, giusto in tempo — era il giorno prima — della nomina di Mario Draghi al posto di Antonio Fazio che si era dimesso sotto le pressioni degli scandali legati alla scalata dell’Antonveneta da parte di Gianpiero Fiorani.
Recentemente Berlusconi ha detto che la scelta del successore di Draghi sarebbe stata decisa senza fretta in settembre, rinviando così la decisione in merito a una contrapposizione tra due candidati: Grilli, appunto, il nome sostenuto da Tremonti, e Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale della Banca d’Italia, designazione interna sostenuta dalla Banca d’Italia e dallo stesso Draghi in nome dell’indipendenza dell’Istituzione. Quell’indipendenza, più di una volta, richiamata anche da Napolitano. È stato fatto anche il nome di Lorenzo Bini Smaghi, attuale componente del board della Bce che si dovrebbe dimettere all’arrivo di Draghi a Francoforte per consentire l’ingresso al suo posto nel comitato del rappresentante francese. Nonché quello del vicedirettore generale della Banca, Ignazio Visco, e come outsider Mario Monti che peraltro si è subito chiamato fuori.

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