Tremila tagli per Barclays Bnp svaluta i bond greci
MILANO – La crisi finanziaria greca lascia una macchia (da 534 milioni) sui conti di Bnp Paribas, ma non ne lima i profitti, saliti nel secondo trimestre d’esercizio a 2,12 miliardi di euro (+1,1%). Mentre la rivale britannica Barclays, nell’intero semestre, ha guadagnato 1,5 miliardi di sterline (1,7 miliardi in euro), in calo del 38% per via degli accantonamenti, ma promette di rifarsi risparmiando un miliardo in stipendi quest’anno, con 3mila licenziamenti per metà già effettuati. A Parigi i titoli della prima hanno perso il 2,46%, in linea con il comparto, mentre il gruppo britannico a Londra, dopo una fiammata iniziale, ha tenuto il prezzo a 216,75 pence.
La partecipazione, insieme ai principali creditori privati, al piano Ue di salvataggio della Grecia costerà 560 milioni a Bnp Paribas, che tanto ha accantonato per i suoi bond sovrani e polizze greche. Il piano, ha tenuto a dire l’ad Baudoin Prot, «è straordinario e non si ripeterà per la Grecia, né si applicherà lo stesso trattamento ad alcun altro paese dell’euro, perché tutti gli altri rispetteranno le scadenze obbligazionarie». Bnp Paribas è tra le banche europee più esposte su Atene, con 2,3 miliardi in bond che scadono al 2020. Il gruppo tra marzo e giugno ha guadagnato 2,12 miliardi, poco meno delle attese degli analisti. I ricavi sono scesi dell’1,7%, a 10,98 miliardi. La controllata italiana Bnl ha dato segni di ripresa e nel trimestre è in utile lordo per 129 milioni, +25,2% rispetto a un anno prima «grazie agli effetti combinati della buona performance operativa, del rafforzamento delle sinergie di gruppo e della tendenza al miglioramento del costo del rischio». I banchieri francesi hanno tenuto a precisare che terranno sotto controllo i costi d’esercizio, ma senza riduzioni di personale.
Barclays, invece, si aggiunge al novero degli istituti “licenziatori” di questo periodo, tra cui figurano Hsbc, Goldman Sachs, Credit Suisse e Ubs, ma anche le italiane Intesa Sanpaolo e Banco popolare. A dare l’annuncio è il numero uno Bob Diamond, che la stampa britannica chiama “il banchiere da 100 milioni” e l’anno scorso ha intascato 7,5 milioni di bonus. Il manager americano, che aveva fatto la fortuna di Barclays Capital, concentrerà la scure proprio sul marchio di investment banking, da cui viene la metà dei 1.400 dipendenti già usciti: «Mi aspetto che il trend continui – ha detto Diamond –, anzi è probabile che acceleri». I conti sono stati inficiati dai minori introiti sui mercati e dalla chiusura di vertenze (costata un miliardo) con clienti che avevano contratto alcune polizze assicurative irregolari.
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