Ticket in Toscana, Umbria ed Emilia ma si pagherà in base al reddito
FIRENZE – Il fronte anti-ticket si sgretola. Dopo aver tirato più a lungo possibile per evitare i rincari, dopo aver incassato due giorni fa il no del governo all’aumento delle accise sul tabacco, una misura alternativa per recuperare analoghe risorse, ora anche Emilia Romagna, Toscana e Umbria si arrendono. Applicheranno il ticket, scattato con l’approvazione della manovra, rimodulandolo però in base al reddito. «Chi guadagna di più, paga di più», hanno spiegato ieri i presidenti Errani e Rossi con l’assessore umbro Tomassoni. «Costretti dal governo» ad accettare una misura «iniqua e dannosa».
Così, le regioni che ancora resistono si riducono a tre: Veneto, Val d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano. Il governatore Zaia, il più agguerrito, ha convocato per oggi una seduta di giunta e una conferenza stampa. La sua posizione è chiara, scandita da un doppio ricorso al Tar e alla Corte costituzionale contro il ticket. In attesa di decidere, Marche (che potrebbe seguire l’esempio delle rimodulazione), Abruzzo, Molise e Sardegna, mentre gli aumenti scattano oggi per il Piemonte (rimodulati per fasce di spesa). Il governatore sardo Cappellacci potrebbe, però, cedere presto. Servono 10 milioni di euro e l’ipotizzato contributo di un euro a ricetta non basta, anche perché il 67% dei sardi è esente per vari motivi.
La novità , dunque, è arrivata ieri da Toscana, Emilia Romagna e Umbria. Un’alleanza del ticket in base al reddito. Ovvero in base a un tariffario modulato per fasce che esclude da ogni pagamento chi guadagna meno di 36 mila euro all’anno. E che già dalla prossima settimana porterà sui banconi delle farmacie i moduli per l’autocertificazione del reddito.
«In momenti come questo si deve avere coraggio e il governo il coraggio non l’ha saputo trovare», dice il presidente dell’Emilia e della Conferenza delle regioni Vasco Errani. «Siamo obbligati ad introdurlo, ma almeno lo introduciamo a modo nostro», aggiunge il governatore della Toscana Enrico Rossi. «Avevamo fatto una proposta, quella delle accise sul tabacco, non avevamo solo detto no», incalza l’assessore umbro alla sanità Franco Tomassoni. «Meglio sarebbe stato adeguare le tasse sul pacchetto di sigarette, visto che la media europea è al 63 per cento e noi ancora al 58», insiste Rossi. Ma il governo non ha voluto e visto che il ticket deve essere introdotto, meglio ridurre il danno: «Facendo pagare chi ha di più e tutelando le fasce più deboli», dicono le tre regioni.
Così, chi guadagna meno di 36 mila euro non paga nessun ticket sui farmaci. Dai 36 ai 70 mila euro si pagherà 1 euro a confezione (massimo 2 euro a ricetta). Da 70 mila a 100 mila euro il ticket sarà di 2 euro (massimo 4). Mentre per i redditi oltre 100 mila, di 3 euro. Anche per la specialistica si prevedono le stesse fasce di reddito per il ticket sulle ricette e per il ticket aggiuntivo per la tac e la risonanza magnetica. Le visite generali, invece, passeranno da 18,60 a 22 euro. Mentre le visite di controllo da 12,90 a 20 euro. «Il danno rimane ma almeno avremo una distribuzione più equa del ticket» dicono i governatori
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