Tagli al welfare, 20 miliardi già  nel 2013

by Sergio Segio | 6 Agosto 2011 7:48

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ROMA – Sì all’anticipo, non alle modifiche dell’impianto della manovra. Una accelerazione brusca, «consigliata dalla situazione dei mercati mondiali», come ha detto ieri Berlusconi nel corso di una conferenza stampa, convocata d’urgenza, che farà  calare un anno prima la scure sugli sprechi del sistema assistenziale-Inps e sulle sovrapposizioni con l’intera struttura del Welfare fiscale: una gamma di interventi che andrà  dalle pensioni di invalidità , agli assegni di maternità , dai sostegni al nucleo familiare a quelli al salario.
In tutto 20 miliardi di tagli che erano già  contenuti all’interno della manovra da 48 miliardi, ma che si sarebbero spalmati sul biennio 2013-2014 e che invece saranno anticipati al biennio 2012-2013. Un pacchetto d’intervento, che rischia di essere doloroso, espressamente definito di «rigore» da Tremonti, che andrà  in Parlamento nei prossimi giorni probabilmente sotto forma di due disegni di legge delega, uno sull’assistenza e l’altro sul fisco con l’obiettivo di essere approvati entro settembre. Non è escluso, come ha fatto capire Tremonti in conferenza stampa, che dallo sfrondamento delle sovrapposizioni tra Welfare fiscale e Welfare-Inps, emergano altre risorse. Il ministro dell’Economia non ha detto di più, ma dai contatti avuti dai sindacati nei giorni scorsi è riemersa l’ipotesi delle tre aliquote e di un bonus fiscale sotto forma di detrazioni per i figli a carico.
L’anticipo della manovra, che resta nei saldi dei 48 miliardi previsti, comporterà  anche la modifica del timing del Def dell’aprile scorso: il deficit-Pil nel 2013 sarà  «close to balance» circa lo 0,2 per cento invece del previsto 1,5 per cento. A confermare la determinazione in quella che il governo intende rappresentare come una vera e propria svolta rigorista, l’avvio di un percorso parlamentare per inserire nella nostra Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio. Un «chiavistello» che, vista la scarsa affidabilità  dell’Italia in materia di conti pubblici, dovrebbe convincere mercati e partner stranieri sulle nostre buone intenzioni future. Il disegno di legge costituzionale, che modifica l’articolo 81, potrebbe essere ricalcato su quello presentato tre giorni fa da Baldassarri e Nicola Rossi e ispirato al modello tedesco: deficit zero, modifiche in caso di congiuntura negativa (a maggioranza di due terzi) e tetto del 45 per cento alle spese sul Pil (per evitare che si aumentino le tasse allo scopo di mantenere a zero il saldo). Una norma molto forte perché il pareggio di bilancio tiene conto anche della spesa per interessi, spesso frutto di variabili internazionali.
Rigore, ma anche accelerazione di cifra «liberista» su impresa e lavoro. L’altra riforma Costituzionale riguarda infatti l’articolo 41 della Costituzione. Così Tremonti ha descritto la formula che ispirerà  il nuovo articolo: «Tutto è libero tranne quello che è espressamente privato». Vale la pena ricordare che il 41, frutto della varie anime dei padri costituenti, dice che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con «l’utilità  sociale» e prevede che la legge la indirizzi, con controlli e programmi opportuni.
Insieme a questo provvedimento sarà  accelerata anche la legge delega sul mercato del lavoro: il nuovo Statuto dei lavori, che demanda molto alla contrattazione aziendale e che potrebbe contenere sorprese. Ad esempio, come chiedeva ieri il parlamentare Cazzola (Pdl), una modifica dell’articolo 18 sulla giusta causa nei licenziamenti che sarebbe consentito previo deroghe nei contratti aziendali.

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