Sull’Aurelia prevertice segreto Sacconi esclude la Cgil
ROMA – Il vertice fra il governo e le parti sociali è stato preceduto da due pre-vertici. Uno ufficiale, l’altro segreto.
Al primo, convocato in mattinata negli uffici della Confindustria in via Veneto, hanno partecipato tutte le associazioni che – ai primi di agosto – hanno inviato il «documento comune» a Palazzo Chigi. Si è parlato più che altro di questioni di metodo, una «regia» sul cosa dire e come fare all’incontro con il governo.
Al secondo, tenutosi in mattinata sull’Aurelia (si dice alla Domus Mariae) ha invece preso parte una parte del governo e un ristretto gruppo di associazioni di categoria. Da una parte del tavolo sedevano i tre Tremonti, Brunetta e Sacconi, ministri dell’Economia, della Pubblica amministrazione e del Lavoro. Dall’altra Emma Marcegaglia, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, leader rispettivamente di Confindustria, Cisl e Uil.
Il tempo per bere un caffè, fare il punto sullo stato delle cose e discutere delle tante misure di cui in questi giorni si parla per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 e per far fronte alle richieste della Banca Centrale Europea.
Niente di strano nell’incontro a gruppi ristretti: la convocazione per il vertice di Palazzo Chigi è arrivata a 36 associazioni. Difficile pensare che questioni tanto complesse si possano risolvere su tavoli tanto affollati. Il fatto è che dal vertice segreto è stata esclusa sia Rete imprese – che riunisce le sigle del commercio, dell’artigianato e quindi è il «cuore» delle piccole imprese, sia la Cgil. Il primo sindacato d’Italia, quello con il quale da sempre il governo Berlusconi – e il ministro del Lavoro Sacconi in particolare – intrattengono rapporti difficili.
Non è la prima volta che il sindacato oggi guidato da Susanna Camusso non partecipa a riunioni convocate di notte o di prima mattina. Già ai tempi del suo predecessore – Guglielmo Epifani – il premier Berlusconi aveva convocato, per discutere di temi sociali, solo Bonanni e Angeletti, visti uscire poi di nascosto dall’incontro. La tradizione continua.
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Lo ammettono anche gli addetti ai lavori: non è più quella di una volta. Ha perso un po’ di fascino, ha smesso di essere desiderabile come un tempo, uno dei simboli della libertà dell’Occidente. Con il tempo un po’ di charme se ne è andato.Ei numeri sono lì impietosi a dirlo: dal 2007 a oggi il suo mercato in Italia ha perso il 40%.
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