by Sergio Segio | 24 Agosto 2011 5:26
NEW YORK. Alla fine lo ammette Ben Brafman, il vero vincitore, l’avvocato che è riuscito a togliere Dominique Strauss-Kahn dal pasticciaccio in cui si era cacciato: «Può esserci stato un comportamento inappropriato: ma non un crimine».
«E invece – osserva il legale – è stato trattato come se fosse un crimine». E invece, andrebbe aggiunto, nessuno potrà mai più sapere se fu crimine o no, perché il giudice Michael Obus ha accolto la clamorosa richiesta della procura di non procedere nell’inchiesta da lei stessa aperta.
«Non vedo l’ora di tornare a casa» dice ora l’uomo che per l’accusa di stupro ha perso la poltrona di presidente del Fondo monetario e da ieri è di nuovo un uomo libero. Prima il giudice e poi una corte d’appello hanno detto no all’ultima richiesta di Ken Thompson, l’avvocato della cameriera: la ricusazione della procura per «pregiudizio». A questo punto resta in piedi solo la causa civile che Nafissatou Diallo ha intentato per «i danni psicologici e l’angoscia» provocata dalla vicenda. Prudenzialmente presentato al tribunale del Bronx, vista la poca simpatica dimostrata da quello di Manhattan, andrà però per le lunghissime: adieu.
«Questi ultimi mesi sono stati un incubo per la mia famiglia e per me» ha sintetizzato Strauss Kahn in una dichiarazione scritta in cui ha ringraziato «tutti gli amici in Francia e negli Usa che hanno creduto alla mia innocenza e le migliaia di persone che hanno espresso la loro solidarietà , personale e per iscritto». Mica come quelle decine di manifestanti che davanti al tribunale gridano «Vergogna» e protestano: «Tutte le vittime di stupro hanno diritto a un giusto processo». Invece il procuratore Cyrus Vance ha scritto nelle 25 pagine con cui ha autoaffossato l’inchiesta di «non poter redere alla testimonianza dell’accusatrice oltre ogni ragionevole dubbio». Il francese ringrazia: «Esprimiamo tutta la nostra riconoscenza nel giudice Obus e nella sua equipe e più particolarmente a tutte le persone che lavorano in questo tribunale».
Naturalmente la riconoscenza maggiore l’uomo accusato di stupro la rivolge «a mia moglie e alla mia famiglia, che hanno attraversato questa prova accanto a me». Anche pagando, con i miliardi della moglie ereditiera, Ann Sinclair, i 5 milioni di cauzione e i 50mila dollari al mese per la casa di Tribeca, dove ha svernato in libertà condizionata.
Eppure la stessa procura ritiene che quel rapporto nella suite 2806 del Sofitel fu «probabilmente non consensuale»: le «prove fisiche e scientifiche» portano in quella direzione. La colpa è di Nafi: che «in ogni interrogatorio» ha mentito su particolari «grandi e piccoli, molti pertinenti al suo passato e alcuni relativi alle circostanze dell’incidente stesso», ricostruito in almeno tre versioni differenti. E’ la legge. Poi però quando la procura indice la conferenza stampa, il povero Cyrus non può neppure cominciare che New York trema, sorpresa, per un inusualissimo terremoto. Paura e fuggi fuggi. Ma laggiù, nella Guinea di questa cameriera bugiarda, e forse qualcosa di più, diranno che è un segno. Proprio per il piccolo terremoto, Dsk non potrà riavere il suo passaporto fino a oggi: la Francia è ancora lontana.
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